venerdì 23 febbraio 2018

La predica di domenica 25 febbraio 2018.

Chiesa di Santa Giuliana -  Levico Terme. 

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9, 2-10)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni ni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

La predica. 

L'episodio della trasfigurazione  è la risposta di Gesù all'incomprensione dei discepoli per i quali la morte è la fine di tutto.
Sentiamo cosa dice Marco. “Sei giorni dopo”. E' un'indicazione preziosa, il sesto  giorno è quello che indicava la manifestazione della gloria di Dio sul Sinai e il giorno della  creazione.  Allora, ponendo questa cifra  - i numeri nella Bibbia  hanno sempre valore figurato , simbolico – l'evangelista vuole raffigurare  il fatto che Gesù è la realizzazione piena  della gloria di Dio.
E la gloria di Dio, come vedremo, si manifesta in una vita capace di superare la morte. Quindi “Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro”. Il discepolo che si chiama Simone è presentato solo con il suo soprannome negativo che indica la testardaggine, di questo discepolo, la sua caparbietà, lo stare sempre in opposizione.
Precedentemente Gesù  si era rivolto a Simone chiamandolo “Satana.”, diavolo. Quindi “prese con sé Pietro” e gli altri due discepoli difficili, “Giacomo e Giovanni” che in questo vangelo sono stati soprannominati  “boanerghes”, cioè figli del tuono per il loro carattere autoritario e violento. “Li condusse  su un alto monte”, il monte è il luogo della manifestazione  della condizione divina, “in disparte”. Questa espressione “in disparte” è una chiave di lettura preziosa. Ogni volta che l'evangelista colloca questa  espressione  indica l'incomprensione o addirittura l'ostilità da parte dei discepoli.
“Fu trasfigurato”, letteralmente “ebbe  una metamorfosi davanti a loro”, “le sue vesti divennero splendenti, bianchissime “. E l'evangelista fa un paragone,  “Nessun lavandaio sulla terra  potrebbe renderle così bianche”. Vuole indicare che questa trasfigurazione di Gesù, questa trasformazione,  non è frutto dello sforzo umano, ma è frutto dell'azione divina, in risposta all'impegno di Gesù a favore dell'umanità.
L'evangelista dimostra che la morte non distrugge la persona,  ma la potenzia. La morte non è un limite per la persona, ma il suo massimo sviluppo.  “E apparve loro”, quindi a questi discepoli,  “Elia con Mosè”. Quindi il personaggio importante è Mosè poiché viene posto in risalto. E' il personaggio principale, l'autore della legge , ed Elia il profeta è colui che, con il suo zelo,  l'ha fatta osservare.
“Conversavano con Gesù”. Elia  e Mosè, cioè la legge e i profeti, non hanno nulla più da dire, ai discepoli,  conversano con Gesù.  Sono gli uomini  che nell'Antico Testamento  hanno parlato con Dio e ora parlano con Gesù, che è Dio. “Prendendo la parola”, letteralmente reagì, o rivoltosi a, quindi è una reazione quella  del discepolo. “Pietro”, di nuovo con il suo soprannome  negativo, “disse a Gesù: ꜙ«Rabbì». Solo due personaggi chiamano Gesù “Rabbì” che era il titolo che si dava agli scribi, cioè coloro che insegnavano e imponevano l'osservanza della legge, e sono i due traditori, Pietro e Giuda.
Questo dimostra quale fosse la comprensione di Gesù che Simone aveva. “«Rabbì è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne» ”. Qual è il significato? C'era nell'attesa dell'epoca la speranza che il messia si sarebbe rivelato durante la festa più importante di tutte. C'era una festa in Israele, talmente importante che non aveva bisogno di essere nominata.  Bastava dire “la festa”.
La festa per eccellenza era la festa delle capanne, che era un ricordo della liberazione dalla schiavitù egiziana e per una settimana si viveva sotto delle capanne. Ebbene si credeva che il nuovo liberatore sarebbe arrivato nel ricordo dell'antica liberazione. Quindi la festa delle capanne è la festa della liberazione. Allora Pietro vuole che Gesù si manifesti come messia durante questa festa, ecco il fatto di fare tre capanne, “«Una per te, una per Mosè, una per Elia»”. Dei tre personaggi quello al centro è sempre il più importante. Per Pietro non è importante Gesù, ma Mosè.
Gesù ancora non è riuscito a far comprendere la novità che lui è venuto a portare e i discepoli sono rimasti a questa mentalità antica in cui c'è la centralità della legge con la violenza di Elia. Elia è il profeta che scannò personalmente 450 sacerdoti di un'altra divinità. Allora  Pietro continua nella sua azione di Satana, è il tentatore. “Questo è il messia che io voglio, quindi manifestati come messia osservando la legge di Mosè e imponendola con lo zelo profetico e violento di Elia.
“Non sapeva infatti cosa dire perché erano spaventati”, letteralmente terrorizzati. Perché? Pietro s'è scontrato già con Gesù, che l'ha chiamato Satana, e di fronte alla manifestazione della divinità in Gesù teme un suo castigo. “Venne una nube”, la nube è segno della presenza divina, e in particolare segno di liberazione da parte di Dio, “Che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce”, e quindi è la voce di Dio, “«Questi è il figlio mio, l'amato»”, l'amato significa il figlio primogenito che è l'erede di tutto. “«Lui ascoltate!»” L'ordine è imperativo. Non devono ascoltare né Mosè né Elia. E' soltanto Gesù che va ascoltato. Quello che ha scritto Mosè e quello che ha fatto e scritto Elia vanno reintrerpretati e messi in relazione con l'insegnamento di Gesù. Gesù va ascoltato. Tutto quello che lo precede e che coincide con lui va accolto, tutto quello che si distanzia o è contrario non sarà norma di comportamento per la comunità dei credenti.
“E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”. Cercano ancora Mosè ed Elia cercano ancora la sicurezza della tradizione. Ma se prima Mosè e Elia non avevano niente da dire ai discepoli, ora scompaiono dalla loro azione.
“Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti”. Perché? Abbiamo visto qual è la condizione dell'uomo che passa attraverso la morte, quindi non è una condizione di distruzione, ma di potenza divina, ma non sanno ancora che questa condizione divina passerà attraverso la morte più infamante, la morte di croce. Quindi potrebbero avere dei falsi sentimenti di trionfalismo.
“Essi tennero per loro la cosa chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Continuano ad escludere la morte di Cristo, non riescono a capire come il messia possa andare incontro alla morte. Secondo la tradizione il messia non poteva morire.

lunedì 19 febbraio 2018

La tela di Penelope: il raddoppio della SS 47 della Valsugana e la Valdastico.

Correva l'anno 2008 quando alla vigilia di Natale, il progetto del raddoppio della Super Valsugana (quello vero) pareva ben avviato.

23 dicembre 2008 dal quotidiano il Trentino:
Raddoppio della Valsugana, pronto il progetto.
"Il progetto prevede una galleria sotto il colle di Tenna, con le quattro corsie sia sul tratto tra Pergine e Campiello che su quello tra Castelnuovo e Grigno. Già fatta una prima stima del costo che si aggira sui 350 milioni di euro."

15 ottobre 2010: titolo sul quotidiano il Trentino.
Valdastico, Dellai frena la Serenissima: "L'autostrada non si fa senza il nostro consenso".

Il 22 ottobre 2015: l'assessore Mauro Gilmozzi nel rispondere ad una interrogazione ricordava che:
“Anche nell’ambito della procedura di approvazione del progetto preliminare del tracciato per la  realizzazione della Valdastico Nord, procedura  regolata  dall’articolo 165 del  codice dei contratti, la Provincia  autonoma di Trento ha  costantemente rappresentato formalmente il proprio dissenso alla realizzazione di tale autostrada."

Campagna elettorale 2018 per il collegio di Pergine per la Camera:
titolo del quotidiano Trentino del 9 febbraio 2018
" Dellai: sì alla nuova Pirubi".

Per recuperare gli anni nei quali i partiti di riferimento di Dellai hanno detto di no alla Valdastico (Democrazia Cristiana, UPT i più noti) Dellai in occasione di queste elezioni è favorevole pure alla doppia uscita: Trento sud e Levico Terme.

Ma non è ancora chiaro se verrà mai fatto il raddoppio della SS 47 della Valsugana come previsto nel 2008...

Possiamo fidarci delle promesse elettorali dell'ultimo mese? Lasciamo al lettore il giudizio finale.

Ma sentiamo cosa suggerisce il nostro esperto di marketing elettorale Beniamino.

Cosa faresti per vincere nel collegio di Pergine?

Beniamino: "La proposta di Dellai andrebbe integrata".

In che senso? Non ti sembra già molto avanzata dopo 40 anni di opposizione alla Valdastico?

Beniamino: "Mi sembra anche troppo scontata, io per stupire gli elettori proporrei in aggiunta anche un silos che, tramite dei montacarichi, permetterebbe una uscita delle macchine direttamente sulle piste di sci di Folgaria!“

Accidenti, adesso rischiamo che qualcuno copi l'idea...

sabato 17 febbraio 2018

Ex Masera: i calcoli statici debbono andare d'accordo con i calcoli economico finanziari.


http://www.ladige.it/territori/valsugana-primiero/2018/02/14/spa-masera-levico-lidea-giovane-ingegneree

Encomiabile il lavoro tecnico progettuale svolto dal neo ingegnere.

Per inquadrare il progetto anche da un punto di vista economico finanziario ci sono però tre sono punti da considerare.

1.Essendo il compendio immobiliare della PAT, per realizzare una SPA senza oneri a carico della Provincia si dovrebbe ricorrere alla formula del project financing: bisogna cioè trovare un privato che si accolli i costi di costruzione e gestione in cambio di una concessione ventennale sulla gestione che gli dovrebbe consentire di recuperare le spese sostenute con un adeguato margine.
Per il successo dell'iniziativa ricavi e costi debbono quadrare altrimenti...

2. Da quanto si apprende dal seguente link https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Levico-partenariato-pubblico-privato-per-la-gestione-delle-Terme-e-per-la-realizzazione-del-Centro-Medical-Wellness
è già in pista un project financing avente per oggetto la realizzazione di un medical wellness nella zona Terme assistito da contributo pubblico: probabilmente tale iniziativa non si sovrappone del tutto ad una iniziativa quale una SPA vera e propria ma potrebbe essere una attività in concorrenza che renderebbe più difficile il pareggio di bilancio delle due iniziative.

3. Bisognerebbe predisporre uno studio di marketing sul numero dei potenziali clienti interessati dalle iniziative descritte ai punti precedenti in modo da non fare il cosiddetto "salto nel buio".

Ben vengano comunque iniziative, basate su ipotesi concrete, che permettono di avviare un dibattito pubblico su interventi urbanistici che interessano il nostro territorio.

Nota.
Ma cosa significa SPA?
Per SPA si intende un centro per il benessere, una stazione termale.

Incerta l'etimologia: per alcuni deriva dal latino "Salus Per Aquam" mentre sembra più probabile il riferimento alla città belga SPA nota per le sue terme fin dal tempo dei romani.

La predica di domenica 18 febbraio 2018.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 12-15)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

La predica. 

Subito dopo il battesimo, dopo aver ricevuto, come risposta al suo impegno di manifestare fedelmente l’amore del Padre e il suo Spirito, cioè la sua stessa capacità d’amore, scrive Marco al capitolo 1 del suo Vangelo, al versetto 12: “Lo Spirito lo sospinse nel deserto”. Questo sospingere è proprio un “cacciare”. Cosa significa? E’ l’impulso irresistibile che ha Gesù, la risposta di Gesù all’amore del Padre è l’amore gli uomini che viene a liberare.
Per questo lo Spirito lo sospinge nel deserto. Il deserto richiama la tematica dell’esodo, della liberazione. Ora non c’è più da liberarsi dalla schiavitù del faraone, da una terra di prigionia, ma c’è da liberare l’uomo da una prigione ancora più crudele e spaventosa, una prigione imposta in nome di Dio. Era l’istituzione religiosa che si era sostituita a Dio e per i propri interessi, per il proprio potere, aveva presentato un’immagine di Dio che in nessun modo era l’immagine del Padre di Gesù.
Allora Gesù è stato mandato da Dio per liberare gli uomini dall’istituzione religiosa in modo che il Padre sia l’unico pastore che si occupa di questo gregge. Quindi lo sospinse nel deserto, “e nel deserto rimase quaranta giorni”. I numeri nei vangeli, nella Bibbia, vanno sempre interpretati in maniera simbolica, teologica; quaranta indica una generazione.
Qui l’evangelista non sta riportando tanto un fatto, quanto una profonda verità. Quaranta indica l’esistenza di Gesù. Quindi tutta l’esistenza di Gesù è stata vissuta in questa maniera: spinto dall’impulso irresistibile di liberazione degli uomini, che lo porta nel deserto. “Per quaranta giorni” indica tutta la sua esistenza. Però “tentato da Satana”.
Il verbo tentare nei Vangeli apparirà sempre in relazione ai farisei. Le persone pie, quelle che si consideravano le più vicine al Signore, per via delle loro pratiche religiose, l’evangelista le denuncia in realtà come strumenti del Satana, strumenti del diavolo. Sono loro che tentano Gesù e più volte nei vangeli appariranno questi farisei nel ruolo di tentatori. Qui viene tentato da Satana. Satana in questo vangelo è immagine del potere. Mentre Dio è amore che si mette a servizio degli uomini, il satana è il potete che domina gli uomini.
E il satana, in questo vangelo, viene identificato addirittura nella figura di Pietro, l’unico al quale Gesù si rivolgerà dicendo: “Vattene Satana”, perché Pietro vuole impedire la salita di Gesù a Gerusalemme dove sarà sconfitto. Pietro vuole seguire un messia trionfatore, un messia di successo, e non tollera che Gesù venga ammazzato.
Quindi il satana rappresenta il potere che attenta all’azione di Dio tesa a liberare l’umanità. “Stava con le bestie selvatiche”, nel libro di Daniele le bestie sono immagini del potere, degli imperi che dominano e opprimono l’uomo. Quindi l’evangelista presenta Gesù tra due fuochi; da una parte c’è Satana che lo tenta a livello interiore, esercita la persuasione. Per tutta la vita Gesù è stato tentato dal prendere il potere. E non soltanto da forze esterne, ma anche dai suoi stessi discepoli.
Dall’altra parte sta con le bestie, una minaccia esteriore, sono quelli che esercitano la violenza alla quale Gesù soccomberà. Ma “gli angeli”, il termine angelo significa “inviato, messaggero”, quindi sono collaboratori di Gesù, “lo servivano”. Il verbo servire è diakoneo, da cui viene il termine diacono, che indica non un servizio fatto per obbligo, ma un servizio liberamente esercitato, volontariamente, per amore.
Sono quelli che danno adesione a Gesù e collaborano con la sua attività. Poi l’evangelista ci presenta il primo conflitto tra il potere e un inviato di Dio, facendoci già presagire come andrà a finire l’avventura di Gesù. “Dopo che Giovanni fu arrestato”, ebbene ogni volta che il potere crede di eliminare una voce, Dio ne suscita una ancora più potente. “Gesù andò nella Galilea proclamando la Buona Notizia di Dio”.
La Buona Notizia di Dio è che il suo amore è per tutta l’umanità. Non c’è nessuna persona al mondo, qualunque sia la sua condotta, il suo comportamento, che possa sentirsi esclusa dall’amore di Dio. “E diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino»”. Il regno di Dio è la società alternativa che Gesù è venuto a proporre.
Mentre la società è basata sui tre verbi maledetti avere, salire e comandare, che suscitano negli uomini l’odio, la rivalità e l’inimicizia, Gesù viene a proporre il regno di Dio, una società alternativa dove al posto dell’avere ci sia la gioia del condividere, dove invece della smania di salire ci sia la libertà dello scendere, e anziché il comandare ci sia il servire. Questo è il regno di Dio.
Perché questo si realizzi c’è bisogno di una conversione. Per questa ragione Gesù dice in maniera imperativa: “«Convertitevi»”, chiede un cambio di valori che orientano la vita dando preminenza assoluta al bene dell’uomo. Questa è la conversione che Gesù richiede: mettere come unico valore assoluto il bene dell’uomo, cioè orientare la propria vita al bene degli altri.
Ed è chiaro che se si orienta la propria vita al bene degli altri non si accumula per sé, ma si condivide con gli altri, non si pretende di dominare la vita degli altri, ma si cerca di servirli e di aiutarli. “«E credete nel Vangelo»”, cioè date adesione a questa Buona Notizia. Ma perché questo si realizzi, questo Regno di Dio non scenderà dall’alto, ma ha bisogno della collaborazione degli uomini. Se c’è questo si permette a Dio di governare gli uomini – questo è il significato del Regno di Dio. E Dio non governa emanando leggi che gli uomini devono osservare, ma comunicando loro interiormente il suo Spirito, la sua stessa capacità d’amore.

mercoledì 14 febbraio 2018

Noi che negli anni '70, la Panarotta...


Noi che, fare la festa della neve in Panarotta era il massimo, altro che i caroselli ski... l'unico carosello che conoscevamo era quello su RAI 1 alle 20.30.

Noi che, la norma di sicurezza che ci insegnavano i genitori era semplice, ma efficace: ocio a non farte mal, se no te le ciapi! Poche le gambe rotte e nessun avvocato di mezzo!

Noi che, il casco non era obbligatorio neanche per le moto, quindi tutti con il berretto in testa ma con i pantaloni tecnici Ellesse... non tanto per la sicurezza, quanto per assomigliare ai campioni.

Noi che, la neve veniva da sola, non occorreva spararla, e i bacini per l'innevamento artificiale? I bacini li davamo alla fidanzata...

Noi che, avevamo le macchine euro zero ma arrivavamo sulle piste con la bidonvia che partiva da Vetriolo.

Oggi il mondo è più sofisticato, forse troppo e rischiamo di perdere quella semplicità che è propria della montagna.

Ah dimenticavo, dopo il clamoroso sequestro delle piste avvenuto domenica scorsa, oggi qualcuna riapre...

Forza Panarotta!

venerdì 9 febbraio 2018

La predica di domenica 11 febbraio 2018


Dio non emargina, Dio non esclude, Dio non lascia che le persone stiano lontane da lui, ma il suo amore è rivolto a tutti quanti.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 40-45)

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

La predica.

 La buona notizia che Gesù comunica all’umanità è che Dio non emargina alcuna persona. E’ la religione che divide le persone tra puri e impuri, meritevoli e no, ma non Dio. Come dirà Pietro negli Atti degli Apostoli, “Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun individuo”. E’ questo il tema che ci presenta l’evangelista Marco nel capitolo primo con l’episodio del lebbroso.
“Venne da lui un lebbroso”, il personaggio è anonimo. E quando nei vangeli un personaggi è anonimo significa che è un personaggio rappresentativo, cioè un individuo nel quale chiunque vive una situazione simile ci si può identificare. La lebbra a quel tempo era considerata un castigo da Dio per determinati peccati e non si guariva dalla lebbra.
In tutto l’Antico Testamento si narrano soltanto due guarigioni dalla lebbra, una di Maria, la sorella di Mosè, ad opera di Dio stesso, e l’altra di Eliseo verso la mano di un pagano. Quindi soltanto due guarigioni. La lebbra è considerata un castigo di Dio per determinati peccati, per cui il lebbroso non destava compassione, doveva vivere lontano dai villaggi, emarginati. Era in pratica un cadavere vivente e soprattutto non può né avvicinare, né essere avvicinato.
Ebbene qui il lebbroso invece trasgredisce la legge. Va verso Gesù e lo supplica in ginocchio. Lo supplica in ginocchio perché non sa quale potrà essere la reazione di Gesù. “gli diceva: «Se vuoi puoi purificarmi!»” Non chiede di essere guarito, perché si sapeva che dalla lebbra non si poteva guarire. Lui chiede di essere purificato. In tutto il brano mai apparirà il verbo “curare o guarire”, ma sempre per tre volte, il che indica la completezza, il verbo “purificare”, cioè lui vuole almeno il contatto con Dio. Ha perso tutto, la famiglia, gli affetti, gli amici, e ha perso anche Dio, si sente veramente un fallito, un abbandonato.
Allora chiede almeno il contatto con Dio, perché la religione lo ha posto in una situazione disperata. E’ impuro, l’unico che può togliergli l’impurità è Dio, ma siccome lui è impuro, non può rivolgersi a Dio. Quindi la disperazione più totale. La reazione di Gesù verso quest’uomo peccatore – secondo la cultura dell’epoca che continua a peccare trasgredendo la legge - è di compassione. Il termine “compassione” indica un sentimento divino con il quale si restituisce vita a chi vita non ce l’ha.
“Tese la mano”. Ecco qui crea un po’ allarme questa espressione perché l’evangelista la prende dal libro dell’Esodo, dall’elenco delle dieci piaghe, dove stendere la mano è sempre un’azione di Dio o di Mosè contro i nemici del suo popolo, per castigarli.
Allora non sapendo come va a finire l’episodio il lettore, l’ascoltatore si chiede: Cosa fa, lo castiga? Perché è un peccatore che continua a trasgredire la legge. E poi lo tocca. Non era necessario toccare un ammalato, un lebbroso. Quante volte Gesù ha guarito soltanto con la potenza della sua parola. Qui perché lo tocca? Lo tocca perché era proibito.
E cosa succede? “Gli disse: «Lo voglio»”. La volontà di Dio è l’eliminazione di ogni emarginazione attuata in nome suo, cancellando così definitivamente per sempre la categoria degli impuri. Non esistono persone impure per il Signore. “«Lo voglio, sii purificato!»”. E Gesù, toccandolo, trasgredisce anche lui la legge e da quel momento, ritualmente, giuridicamente, lui diventa impuro.
“E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”. Per la terza volta appare il verbo “purificare”. Che meriti aveva il lebbroso per essere purificato? Nessuno, anzi ha continuato a trasgredire la legge. L’evangelista sta presentando la novità di Gesù: che l’amore di Dio non è attratto dai meriti delle persone - questo lebbroso non ha alcun merito – ma dai loro bisogni. E soprattutto la grande novità: non è vero, come insegna la religione, che l’uomo deve purificarsi per avvicinarsi e accogliere il Signore, ma è vero il contrario, accogliere il Signore è ciò che purifica l’uomo.
Questa è la buona notizia portata da Gesù. Ma qui sembra che Gesù improvvisamente cambi umore .”E”, non è “ammonendolo”, ma “rimproverandolo severamente, lo cacciò via”. Perché? Casomai Gesù lo avrebbe dovuto rimproverare prima, quando quest’uomo peccatore ha trasgredito la legge e gli si è avvicinato. Perché adesso lo rimprovera? E soprattutto da dov’è che lo caccia? Lo rimprovera per aver creduto che Dio lo avrebbe escluso dal suo amore.
E lo caccia via dal luogo simbolico, dalla sinagoga, dall’istituzione religiosa, che invece insegnava quest’immagine terribile di un Dio che minacciava, castigava e allontanava le persone da lui. Ecco perché Gesù lo rimprovera. Come hai potuto credere che tu fossi abbandonato da Dio, lontano da Dio? E poi gli dice: “«Guarda di non dire niente a nessuno»”, perché prima deve prendere coscienza di quello che gli è accaduto, “«Va invece a mostrarti al sacerdote»”.
Perché “«Mostrati al sacerdote E offri per la tua purificazione quello che Mosè»”, non Dio, “« ha prescritto»”?
La lebbra è un termine generico col quale si indicavano altre malattie della pelle o del cuoio capelluto. E da queste si poteva guarire. Allora per poter rientrare nel villaggio, nella famiglia, occorreva farsi esaminare dai sacerdoti che certificavano che la persona era sana. E naturalmente questa visita non era gratuita, ma si dovevano pagare ben tre agnelli, o uno se la persona era povera.
Cioè Gesù lo invita a paragonare due modi di Dio, il Dio dei sacerdoti, un Dio esoso, un Dio che abbandona, un Dio che emargina, e il Padre di Gesù il cui amore viene dato gratuitamente. E infatti Gesù dice “«come testimonianza»”, non “per loro”, ma il testo dice “«contro di loro»”. L’evangelista si rifà al libo del Deuteronomio, cap. 31, vers. 26, in cui Mosè dice: “«Prendete questo libro della legge, vi rimanga come testimone contro di te»”, come trasgressione della legge, della volontà di Dio.
Ebbene il lebbroso ha capito e non va più dai sacerdoti. E infatti “Quello uscì”, abbandona quest’istituzione che lo aveva reso impuro, “e si mise a predicare”. L’evangelista adopera per quest’individuo lo stesso verbo adoperato per l’insegnamento di Gesù. “E a divulgare”, non “il fatto”, come è tradotto qui. E’ il termine greco “logos” che significa parola, il messaggio. Cioè quello che annunzia non è tanto il fatto che gli è accaduto, ma va ad annunziare la novità: Dio non emargina, Dio non esclude, Dio non lascia che le persone stiano lontane da lui, ma il suo amore è rivolto a tutti quanti.
Questo è il messaggio che l’ex lebbroso va a testimoniare. “Tanto che”, e qui l’evangelista non pone il soggetto Gesù, perché identifica Gesù e il lebbroso come se fossero la stessa persona. Il messaggio che il lebbroso sta divulgando è che Dio non è come i sacerdoti gli hanno fatto credere. Non discrimina, non emargina gli uomini, ma a tutti offre il suo amore. “Tanto che non poteva più entrare pubblicamente in una città”.
Naturalmente l’evangelista si riferisce a Gesù. Gesù, toccando il lebbroso, è diventato anche lui impuro e quindi non può entrare pubblicamente in una città, perché dovrebbe prima sottoporsi anche lui ai riti di purificazione. “Ma rimaneva fuori”, esattamente come un lebbroso, “in luoghi deserti”, i luoghi dove dovevano stare le persone impure. Ma, come venne, il lebbroso all’inizio di questo brano, ecco che “venivano a lui da ogni parte”.
Tutte le persone che si sono sentite emarginate, tutte le persone che si sono sentite rifiutate, tutte le persone che si sono sentite disprezzate, ecco accorrono a Gesù. E’ un Dio che ha purificato la persona, l’ha resa pienamente in comunione con lui. E’ questa la buona notizia che la gente aspettava, specialmente i più lontani, i più abbandonati, i più emarginati e disprezzati dalla religione.

sabato 3 febbraio 2018

La predica di domenica 4 febbraio.


Tutte le volte in cui Gesù si è trovato in conflitto tra l’osservanza della legge di Dio e il bene dell’uomo, non ha avuto esitazioni, ha scelto sempre il bene dell’uomo.

Facendo il bene dell’uomo si è sicuri anche di fare il bene di Dio..

Nel seguito il Vangelo e la predica.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 29-39)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

La predica. 

Per comprendere il brano di questa domenica occorre inserirlo nel suo contesto che è il giorno del sabato, giorno nel quale sono proibiti ben 1.521 azioni. Questo numero nasce dai 39 lavori che furono necessari per la costruzione del tempio di Gerusalemme, dei quali ognuno è suddiviso in altrettanti 39 attività, per un totale di 1.521 azioni. E tra queste c’è la proibizione di far visita o curare gli ammalati.
Sentiamo Marco. “E subito, usciti dalla sinagoga”, nella sinagoga c’è stato l’incidente, Gesù è stato contestato dalla persona con lo spirito impuro, “andarono nella casa di Simone e Andrea”, che a quanto pare non sono stati al culto in sinagoga, “in compagnia di Giacomo e Giovanni” che invece evidentemente erano con Gesù in sinagoga.
Quindi abbiamo due coppie di fratelli, una più osservante, Giacomo e Giovanni, e l’altra a quanto pare meno. Infatti hanno dei nomi di origine greca, Simone e Andrea. “La suocera di Simone era a letto con la febbre”. E’ una donna, e le donne sono considerate una nullità, e per di più è ammalata per cui è in una condizione di impurità.
Una donna in quelle condizioni va evitata. E invece, “subito”, immediatamente all’uscita della sinagoga, “gli parlarono di lei”. E’ l’effetto della buona notizia che Gesù ha proclamato nella sinagoga, una notizia che non divide gli uomini tra puri e impuri, tra emarginati e non, ma a tutti comunica il suo amore.
“Egli si avvicinò e la fece alzare”, quindi Gesù cerca di curarla, “prendendola per la mano”. E’ proibito, perché toccare una persona impura significa assumere la sua impurità. Ebbene Gesù ignora la regola del sabato. Tutte le volte in cui Gesù si è trovato in conflitto tra l’osservanza della legge di Dio e il bene dell’uomo, non ha avuto esitazioni, ha scelto sempre il bene dell’uomo.
Facendo il bene dell’uomo si è sicuri anche di fare il bene di Dio, spesso per il bene di Dio, per l’onore di Dio, si fa male all’uomo. Quindi Gesù prende per la mano, trasgredisce la legge, “la febbre la lasciò ed ella li serviva”.
Il verbo adoperato dall’evangelista è lo stesso da cui deriva la parola che tutti conosciamo “diacono”. Chi è il diacono? E’ colui che liberamente serve per amore. Ebbene quest’espressione era già stata usata per gli angeli che, dopo le tentazioni, servivano Gesù nel deserto. Quindi Marco equipara il ruolo delle donne a quello degli angeli, sono gli esseri più vicini a Dio. Quindi la donna, considerata l’individuo più lontano da Dio, in realtà secondo l’evangelista è la più vicina a Dio.
Mentre in casa la necessità di una persona è stata più importante del sabato, in città il sabato è più importante della necessità delle persone. Infatti, “venuta la sera”, espressione che in Marco è sempre negativa, “dopo il tramonto del sole”, quindi attendono che sia passato il giorno del sabato nel quale è proibito visitare e curare gli ammalati, “gli portarono tutti i malati”. L’evangelista adopera l’espressione “stavano male”, ed è un’allusione al profeta Ezechiele, al capitolo 34,40, dove il Signore denuncia i pastori e dice “non avete curato quelle pecore che stavano male”.
Quindi non si tratta tanto di infermi, ma quanto di popolo oppresso dai suoi pastori. “E gli indemoniati”. Indemoniato è colui che è posseduto da uno spirito impuro e che manifesta abitualmente il suo comportamento ed è conosciuto per questo. “Tutta la città era riunita”, letteralmente congregata, la radice del verbo è la stessa da cui deriva la radice “sinagoga”, “davanti alla porta”. E’ un momento di grande successo per Gesù.
“Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni”. Abbiamo già visto altre volte che liberare, scacciare i demoni significa liberare da ideologie religiose nazionaliste che rendono refrattari o ostili all’annunzio della buona notizia di Gesù. “Ma on permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano”.
Cioè indicano Gesù come il messia atteso dalla tradizione, esattamente come aveva fatto la persona posseduta da uno spirito impuro dentro la sinagoga. Ebbene Gesù di fronte a tutta una città che lo sta seguendo, che è pronta a seguirlo, Gesù rifiuta la tentazione del potere, del successo. “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio”, quindi quando mancava la luce, “e uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”.
E’ la prima delle tre volte nelle quali l’evangelista presenta Gesù in preghiera. E tutte e tre le volte è sempre per una situazione di pericolo o difficoltà per i propri discepoli. Qui prega perché, come vedremo, i discepoli sono esaltati da questo successo di Gesù, poi prega dopo la condivisione dei pani quando c’è la tentazione di vedere in Gesù il leader che può risolvere i problemi della società; e infine prega al Getzemani poco prima della sua cattura. Prega appunto per i discepoli che non saranno capaci di affrontare questo dramma, questo momento.
“Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce”. L’evangelista adopera la stessa espressione che nel libro dell’Esodo si trova per indicare il faraone che si mette sulle tracce del popolo ebraico per impedirne l’esodo, la liberazione.
“Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano»”. Questo verbo “cercare” in Marco è sempre negativo. Ebbene Gesù non resta a Cafarnao, ma invita a seguirlo. Non c’è la tentazione del potere. “E disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là»”. Gesù comincia a predicare, non più a insegnare. Ha insegnato nella sinagoga dove insegnare significa annunciare qualcosa poggiandosi sui testi della scrittura, quindi l’Antico Testamento.
Gesù, dopo il fiasco della sinagoga, non insegna, ma predica. Predicare significa annunziare la novità del regno di Dio senza poggiarsi sulla tradizione del passato. “«Per questo infatti sono venuto!»” Qui la traduzione “venuto” non è esatta; sembra che Gesù sia venuto al mondo per questo. No, il verbo adoperato dall’evangelista è “uscire”, cioè, “per questo sono uscito, per questo ho lasciato Cafarnao perché non mi limito a Cafarnao, ma devo andare ad annunciare per tutta l’umanità.
“E andò per tutta la Galilea, predicando”, ecco Gesù già non insegna più, ma predica, “nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni”. L’evangelista sembra alludere al fatto che il luogo dove i demoni sono annidati sono proprio le sinagoghe, i luoghi di culto. Era l’istituzione religiosa che indemoniava le persone presentando loro un’immagine di Dio completamente deviata da quella che sarà la forma con la quale Gesù presenterà suo Padre.