sabato 28 settembre 2019

Il Vangelo con commento di domenica 29 settembre 2019.

Chiesa di Santa Maria Assunta - Monteriggioni (SI). 
La povertà interiore ha bisogno di esprimersi nel lusso esteriore.

Quanti sono stati incapaci di condividere il pane con l’affamato, non riusciranno mai a credere nel Gesù risorto, che è riconoscibile soltanto – come scriverà Luca nell’episodio di Emmaus – nello spezzare del pane.

Quindi è un monito molto severo contro il cancro della ricchezza.
Una persona che viene affetta da questa malattia è incurabile e non si guarisce neanche nell’aldilà.

Il Vangelo con commento nel seguito.

Il Vangelo. 
Lc 16, 19 - 31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Il commento. 
Per la terza e ultima volta appare nel vangelo di Luca l’espressione “uomo ricco”. Questa espressione è sempre negativa. E’ già apparsa una prima volta come l’uomo stolto, sciocco, ricco, ingordo, demolisce i granai per costruirne degli altri e il Signore gli dice “oh stupido! Questa notte muori e tutto quello che hai lasciato, per chi sarà?”
Abbiamo visto la volta precedente la stessa espressione nell’uomo ricco che loda il fattore disonesto e Gesù denuncia il fatto che la ricchezza è sempre disonesta. I disonesti sono talmente perversi nel loro sistema di ricchezza e di valori, che ammirano i disonesti. E questa è la terza volta, è la parabola conosciuta da tutti come quella del ricco e del povero Lazzaro.
E’ il capitolo 16, versetti 19 e segg. di Luca. L’evangelista dice “«C’era un uomo ricco»”, e con un’abile pennellata ne da un ritratto, “«indossava vestiti di porpora e di lino finissimo»”. Oggi potremmo dire che vestiva firmato da capo a piedi; la povertà interiore ha bisogno di esprimersi nel lusso esteriore.
“«E ogni giorno si dava a lauti banchetti»”, quindi una fame insaziabile; è la fame interiore che crede di sopire ingurgitando dei cibi. L’unica descrizione che Luca da del ricco è questa, non si dice che – come a volte si pensa – questo ricco sia malvagio, cattivo, nulla di tutto questo. E’ un uomo ricco e, secondo la tradizione biblica ebraica, era benedetto da Dio perché Dio premiava i buoni con la ricchezza e li malediva con la povertà.
“«Un povero, di nome Lazzaro»”, l’unica volta che un personaggio delle parabole ha un nome, e questo nome significa ‘Dio aiuta’, “«stava alla sua porta, coperto di piaghe»”. Le piaghe erano considerate un castigo inviato da Dio, secondo il libro del Deuteronomio, cap. 28. Quindi è un uomo che è colpevole della sua miseria e delle sue piaghe.
“«Bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani»”, cioè gli animali più impuri, gli esseri considerati più impuri, “«che venivano a leccare le sue piaghe»”. Quindi è impuro chi vive fra gli impuri. Ebbene, a sorpresa, dice Gesù “«Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli».
L’uomo che sulla terra aveva come unica compagnia gli esseri più impuri, i cani, viene portato dagli angeli, cioè gli esseri più puri, quelli più vicini a Dio. “«Accanto ad Abramo», per comprendere bene questa parabola di Gesù, notiamo che è rivolta ai farisei che si beffavano di Gesù che aveva detto che non è possibile servire Dio e il denaro, e, proprio perché rivolta ai farisei, Gesù parla con le categorie farisaiche del premio e del castigo da ricevere nell’aldilà.
E lo fa secondo un libro conosciutissimo a quell’epoca, il libro di Enoch, dove il regno dei morti veniva considerato un grande baratro, dove il punto più luminoso era il seno di Abramo, il punto più oscuro era dove andavano a finire i malvagi.
“«Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi», il termine ‘inferi’ traduce il termine greco ‘ade’ che significa ‘regno dei morti’, “«tra i tormenti, alzò gli occhi»”, e finalmente si accorge di Lazzaro. Il ricco di questa parabola non viene condannato per essere stato malvagio nei confronti del povero, per averlo maltrattato, ma semplicemente non si è accorto della sua esistenza.
Solo adesso, quando è nel bisogno, finalmente se ne accorge. Ma i ricchi non cambiano, i ricchi sono animati da una perversione che non è possibile sradicare dalla loro esistenza. E infatti non chiede, ancora comanda, “«’Padre Abramo, mostrami pietà’»”, mostrami misericordia, e ordina, “«’Manda Lazzaro’»”, lui, il ricco pensa che tutto gli sia dovuto. Lui si serve delle persone, non ha mai servito.
E Abramo gli risponde, sempre secondo la teologia farisaica, con il fatto del premio e del castigo “«’Tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali’»”. E quindi, come in terra vivevano su due mondi differenti dove non si incontravano – ripeto il ricco ha ignorato l’esistenza del povero – adesso sono su due mondi completamente distanti.
Ma ecco l’egoismo del ricco, l’egoismo che non si può sradicare, che arriva fino in fondo. Dice, “«Allora padre, ti prego di mandare Lazzaro’»”, lui di Lazzaro di serve, “«’a casa di mio padre perché ho cinque fratelli’»”. Gli interessa soltanto la sua famiglia, non dice “mandalo al popolo, alla gente, mandalo ad annunciare cosa succede se accumulano denari, se non pensano agli altri”.
No, il ricco è incurabilmente egoista, pensa soltanto a sé stesso e che tutto gli sia dovuto. Allora manda ai suoi fratelli, alla sua famiglia, degli altri non gli interessa.
Ed ecco la risposta di Abramo, “«Hanno Mosè e i Profeti’»”, cioè quelli che hanno legiferato a favore dei poveri, Mosè ha detto “la parola del Signore è che nessuno sia bisognoso”, i profeti hanno tanto tuonato contro i ricchi,  “«’Ascoltino loro’»”.
E la replica del ricco: “«No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno’»”. Ed ecco la sentenza importante e drammatica di Gesù, “«Abramo rispose: ‘Se non ascoltano Mosè’»”, la parabola è rivolta ai farisei, quelli che si fanno scudo della legge di Mosè, della dottrina, soltanto per coprire i propri interessi.
Queste persone tanto pie, tanto devote, i zelanti custodi della tradizione e della fede, quando non conviene, sono i primi ad ignorare la legge di cui sono difensori. “«’Se non ascoltano Mosè e i Profeti non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti’»”.
Perché Gesù afferma questo? Perché quanti sono stati incapaci di condividere il pane con l’affamato, non riusciranno mai a credere nel Gesù risorto, che è riconoscibile soltanto – come scriverà Luca nell’episodio di Emmaus – nello spezzare del pane. Quindi è un monito molto severo contro il cancro della ricchezza.
Una persona che viene affetta da questa malattia è incurabile e non si guarisce neanche nell’aldilà.

sabato 21 settembre 2019

Il Vangelo con commento di domenica 22 settembre 2019.

Chiesa Immacolata Vergine - Strigno (TN). 
Non possiamo essere servitori di due padroni, quindi dobbiamo scegliere: o ci fidiamo di Dio e mettiamo la nostra ricchezza, la nostra sicurezza in lui, oppure ci affidiamo alla ricchezza.

Il Vangelo con commento nel seguito. 

Dal Vangelo secondo Luca. 

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Il commento.

Il brano di Luca che adesso stiamo per esaminare, i primi tredici versetti del capitolo 16, sono molto difficili, non sono di facile comprensione. Il significato, l’insegnamento che l’evangelista vuol dare, è molto chiaro: il denaro è uno strumento per gli altri, per farsi degli amici.
Ma, invece di usarlo per farsi degli amici, c’è chi si fa amico del denaro e poi ne diventa servo. Quindi anziché servirsene lo si serve. Questo è il significato, è chiaro.
Il brano è complesso anche perché è solo Luca l’evangelista che ha questa parabola di Gesù. Vediamola. “Diceva anche ai discepoli”, quindi Gesù si rivolge ai suoi discepoli, “«Un uomo ricco»”, questa è una prima chiave di lettura da tenere presente. Tre volte appare nel Vangelo di Luca l’espressione ‘uomo ricco’ ed è sempre in senso negativo.
La prima volta è stato al capitolo 12, versetto 16, quando un uomo ricco è quello ingordo che guadagna, demolisce i granai, ne vuole costruire di nuovi, e il Signore gli dice “Oh stupido, stanotte stessa morirai e tutto quello che hai accumulato, per chi sarà?”
L’altra è nel seguito di questo brano, sempre al capitolo 16 di Luca al versetto 19, l’uomo ricco è quello della parabola del povero Lazzaro, cioè un uomo anche questo egoista che non viene condannato perché maltratta l’altro, semplicemente non se n’è accorto. Il ricco vive ad un livello tale che il povero non entra nella sua visuale.
Quindi tre volte c’è il termine ‘uomo ricco’ ed è sempre con significato negativo, e così lo dobbiamo prendere. Quest’uomo ricco aveva un amministratore che fu accusato di sperperare i suoi averi, lo chiama e gli chiede di rendere conto dell’amministrazione e lo licenzia. Dice “«Non potrai più amministrare»”.
Cosa fa questo amministratore? Lui si mette di fronte alle possibilità: una è un’impossibilità fisica, andare a zappare non ne ha la forza; l’altra è un’impossibilità morale, andare a mendicare e si vergogna, dice “«Cosa farò?»”
Allora questo amministratore, che è stato disonesto, fa il furbo perché, quando sarà cacciato da questa casa, qualcuno lo accolga poi in casa sua, cioè pensa di farsi amici i debitori del padrone. Quindi chiama i debitori e dice: “«Tu quanto devi al mio padrone?» Quello rispose: «Cento barili d’olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi cinquanta»”.
Qui non si capisce bene quale sia l’atteggiamento di questo amministratore. Rinuncia al suo compenso, alla sua percentuale? Non è possibile, perché su cento barili d’olio che la commissione dell’amministratore fosse di cinquanta, è eccessivo. E quindi non si capisce. Comunque lui riduce il debito, quindi fa un favore ai debitori.
Continua ancora nella sua disonestà. E la parola “disonestà, disonesto” è la parola chiave che ci fa comprendere questo brano. Perché? Perché “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto”. Ma come si fa a lodare una persona disonesta?
Perché il ricco, e il ricco nel vangelo di Luca viene sempre visto in chiave negativa, o il disonesto, ragionano in base ai loro criteri. Il ricco ammira il ricco; il disonesto – questa è l’importanza del brano, della denuncia che fa Gesù – ha ammirazione per i disonesti, anche se poi ci rimette, come qui di fatto questo padrone.
Quindi la perversione totale della ricchezza che altera i criteri e i valori nel guardare la società, le persone. Quindi chi è disonesto ammira e sostiene i disonesti anche se poi ci deve rimettere. Ebbene, Gesù prende tutto questo dicendo che “«I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce»”.
Cosa vuol dire Gesù? Gesù loda la capacità di reagire di fronte a un’emergenza. Di fronte all’emergenza quest’uomo è stato in grado di reagire. Ma ecco il significato profondo di questo brano, “«Ebbene io vi dico: ‘Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta … ‘»”, il termine ‘ricchezza’ è mammona, da un termine aramaico mamon, che significa ‘quello che è sicuro, quello che è certo’. E cos’è che è sicuro, che è certo?
Il possesso, il denaro, il profitto, la ricchezza. Le cose nelle quali le persone mettono la loro sicurezza. Allora Gesù chiama questa ricchezza ‘disonesta’, non c’è ricchezza accanto all’onestà, la denuncia che fa Gesù è molto grave. “«’Perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne’»”.
Quindi “fatevi amici con questo denaro”. Il denaro serve indubbiamente per star bene, ma soprattutto per far star bene. Chi usa il denaro solo per far star bene se stesso si distrugge. E torna di nuovo questo termine ‘disonesto’. Dice Gesù: “«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; re chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.»”
E continua ancora, e per la quarta volta si ritorna su questo termine ‘disonesto’. “«Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta …»”, Gesù è chiaro, la ricchezza è disonesta , “«chi vi affiderà quella vera?»”
Ed ecco il finale, la sentenza, il monito molto severo di Gesù, che bisogna prendere con molta serietà, “«Nessun servitore può servire due …»”, il termine è ‘signori’, va bene tradotto ‘padroni’, ma il termine greco è kyrios, cioè signore.
 “«Perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.»” Ed ecco la sentenza di Gesù: “«Non potete servire Dio e mammona», cioè la ricchezza.  La nostra sicurezza o la mettiamo in Dio – e mettere la sicurezza in Dio significa impegnarsi a condividere quello che siamo e quello che abbiamo con chi non ha, sapendo che la nostra ricchezza è Dio … Questo è lo stesso Gesù che ha detto “Non vi preoccupate per la vostra vita, cercate il regno e tutto il resto vi sarà dato in più”.
Quindi dobbiamo scegliere: o ci fidiamo di Dio e mettiamo la nostra ricchezza, la nostra sicurezza in lui, oppure ci affidiamo a mammona.
Ma Gesù dice che è incompatibile servire Dio e servire mammona. Che illuso Gesù! Ma quanto s’è illuso! E infatti cosa succede? Alle sue spalle sghignazzano quelli che da sempre sono riusciti  a servire Dio e mammona, a riverire Dio e a fare i propri interessi.
Infatti chi sono? Il brano continua, anche se non qui nella versione liturgica. Chi sono? “I farisei”, le persone super-pie, i primi della classe, i devoti, “che erano attaccati alle cose e si beffavano di lui”.
Quindi povero Gesù si è illuso che non si possa servire Dio e mammona; i farisei, le persone pie, religiose, è una vita che ci riescono.


lunedì 2 settembre 2019

Grecia classica e Meteore in moto.


Diario di viaggio estate 2006.

23/06 - 24/06 Trasferimento in traghetto da Venezia a Igomenitsa.
Partiamo da Levico Terme di buon mattino con grande entusiasmo: destinazione Venezia!
Il momento della partenza per un lungo viaggio in moto ti suscita sempre una grande emozione...

Il traghetto parte a mezzogiorno di venerdì: sbarchiamo alle 12 del sabato.

24/06 Meteore km 214.
Igomenitsa ci accoglie molto calorosamente, circa 33 gradi! Ci inoltriamo quindi velocemente nell’entroterra e, attraverso una strada tortuosa e dall'asfalto irregolare, giungiamo nel tardo pomeriggio a Kalambaka.
È il punto base per le escursioni alle Meteore.
Durante il viaggio ci hanno accompagnato alcuni temporali che per fortuna ci hanno appena sfiorato...

Ci fermiamo due notti presso una elegante domotia proprio ai piedi delle Meteore.

25/06 Kalambaka - Meteore. 
Giornata dedicata alla visita degli affascinanti monasteri di origine medievale, edificati sulle sommità di rupi che si innalzano verso il cielo.



La loro origine risale a 10 milioni di anni fa per un effetto combinato di movimenti tettonici e successiva erosione degli agenti atmosferici.

Il monastero di Agiou Nicolau ci accoglie con la sua particolare atmosfera religiosa e riservata, forse perché snobbato dai numerosi pullman carichi di turisti "tutto compreso". Turisti che ritroveremo nel soprastante Moní Megalou Meteorou. Come preannuncia il suo nome trattasi del monastero più grande situato a 600 m di altezza.

Dopo un rilassante pranzo in una caratteristica taberna di Kalambaka, ci rifugiamo in stanza a causa di un breve temporale che sospettiamo essere una consuetudine del luogo. Il clima ci ricorda molto la Valsugana...

Nel tardo pomeriggio riprendiamo la visita al poco interessante monastero di Agias Varvaras Rousanou sede di un ordine di suore.

Concludiamo la giornata con il monastero di Agiou Stefanou;
nel ritorno una foto, in sella alla moto, di fronte a Moni Agias Triados dove furono girate alcune scene del film 'Agente 007 - Solo per i tuoi occhi'.


Una gustosa cena a base di greek salad e carne alla griglia, presso la taverna Koka Roka, conclude la giornata.

26/06 Kalambaka - Delfi km 228.
La calda giornata ci suggerisce di legare le giacche alle borse laterali e con i caschi jet aperti affrontiamo il trasferimento a buona andatura, visto lo scarso traffico e la strada abbastanza scorrevole (scordatevi comunque l'asfalto delle nostre strade dolomitiche).
Durante il percorso i caschi aperti ti permettono di sentire i vari odori che emana la campagna coltivata ad olivi: non rimpiangiamo l'aria condizionata delle auto...


Delfi si trova in una posizione panoramica a circa 600 m; ci sistemiamo in un alberghetto nel centro e nel pomeriggio visitiamo il sito archeologico raggiungibile a piedi dal centro città.

Nel sito si distinguono il tempio di Apollo e il teatro ben conservato.


Poco distante sorge il santuario di Atena e la sorgente Castalia che ci rifornirà di acqua fresca.

27/06 Delfi - Corinto 201 km. 
Attraverso un bel tratto di misto, poco trafficato, giungiamo a Corinto.

Nel pomeriggio visitiamo l'antica Corinto: fra le rovine si distingue il tempio di Apollo.


Nel tardo pomeriggio visitiamo il famoso canale di Corinto lungo 6 km e largo 23 m iniziato ai tempi di Nerone ma terminato solo a fine `800!


28/06 Corinto - Nauplia 72 km.
Prima di lasciare Corinto visitiamo Acro Corinto: trattasi di antiche fortificazioni, erette in differenti epoche, su un panoramico colle che sovrasta le antiche rovine.

Nauplia è una cittadina caratteristica, con tratti architettonici che si rifanno al periodo di dominazione veneziana nel '600; fu la prima capitale della Grecia.

Il pomeriggio è dedicato alla visita del grazioso centro storico e delle fortificazioni sovrastanti.
La bellezza della città ci spinge a rimanere un altro giorno che utilizzeremo per visitare i vicini siti archeologici di Micene ed Epidauro.

29/06 Micene e Epidauro 128 km. 
La mattinata é dedicata alla visita del sito dell'antica Micene.


I resti risalgono al 1600-1200 a. C. e testimoniano l'elevato livello raggiunto nelle costruzioni urbanistiche.
Poco sotto si trova la tomba di Agamennone denominata il tesoro di Atreo.


Nel primo pomeriggio ci trasferiamo nella vicina Epidauro percorrendo una piacevole strada ricca di curve.

Il teatro è senz'altro l'elemento di maggior interesse: ben conservato e tuttora utilizzato può contenere fino a 14.000 persone.


Di rito la prova dell'acustica: se vi posizionate al centro e iniziate a parlare ad un vostro amico, seduto nel punto piú distante in alto, egli potrà sentirvi distintamente senza che dobbiate alzare il tono della voce.


Alla sera una cena a Nauplia, nel tipico locale Mezedopoleio O Noulis, conclude degnamente la giornata.

30/06 Nauplia, Sparta e Kalo Nero 239 km. 
Da Nauplia raggiungiamo Sparta; delle rovine rimane ben poco e pertanto decidiamo di visitare solo il recente museo dedicato all'olio di oliva nel quale viene illustrato l'evolversi, durante i secoli, della lavorazione delle olive.

Una strada spettacolare, che ci ricorda le nostre strade alpine, ci porta, attraverso un passo alto 1400 m, sul mare a Kalo Nero ove pernottiamo.

Stanchi di rovine decidiamo di goderci una settimana di solo mare presso lo splendido villaggio Olimpia a Scafidia sita a 70 km da Kalo Nero.

Durante il soggiorno abbiamo però fatto altre due escursioni.

04/07 Scafidia - Olimpia.
Partiamo da Scafidia e in meno di 30 minuti arriviamo ad Olimpia.



E' senz'altro il sito meglio curato tra quelli visitati: dalle rovine si può chiaramente immaginare la bellezza e grandiosità delle costruzioni ad uso sia religioso (tempi di Zeus e di Era) sia sportivo (lo stadio, il ginnasio, le palestre).


A tal proposito è d'obbligo esibirsi in uno scatto sui 120 m nello stadio più famoso del mondo dal quale ogni quattro anni parte il tedoforo delle olimpiadi.




06/07 Scafidia - Zacinto. 
La voglia di visitare non ci abbandona e quindi giovedì decidiamo di andare sull'isola di Zacinto.
A Killini, 45 km da Scafidia, prendiamo il traghetto per Zacinto.

Dopo 1 ora e 15 min attracchiamo sull'isola e ci spingiamo subito all'estremo sud est, percorrendo una strada dall'asfalto abbastanza scivoloso, ove si trova la spiaggia più bella.


La spiaggia denominata Yerakas è soggetta a severe restrizioni ambientali in quanto luogo di nidificazione delle tartarughe marine 'Caretta' specie in via di estinzione.

Dopo un bagno ristoratore ci rilassiamo all'ombra di un bar in piazza Solomou a Zacinto; purtroppo il terremoto del 1953 ha cancellato le eleganti costruzioni in stile veneziano e quello che si può ammirare sono edifici recenti che solo in parte ricordano l'architettura veneta.


Il traghetto ci riporta in serata a Killini

08/07 Scafidia - Patrasso. 
In circa un'ora raggiungiamo Patrasso punto di imbarco per Venezia e salutiamo così la Grecia con una vena di malinconia ma con tanti ricordi ben impressi nella nostra memoria.

Durante la navigazione riusciamo a vedere la finale dei mondiali di calcio che vedrà il trionfo dei nostri azzurri!!!

Ragazzi che viaggio e che spettacoli on the road!

Informazioni di viaggio. 

Viabilità. 
Le strade sono in discreto stato: scordatevi comunque l’aderenza dell’asfalto delle nostre strade dolomitiche; in compenso sono poco trafficate e pertanto il viaggio risulta abbastanza scorrevole anche in assenza di autostrade.

Attenzione alla guida dei Greci particolarmente “agile”: su molte strade esiste una corsia di emergenza utilizzata in realtà per facilitare i sorpassi. Pertanto se vedete arrivare una macchina più veloce alle vostre spalle non esitate a spostarvi all’estrema destra per facilitare il sorpasso; se sarete voi ad avere fretta vi sarà prestata eguale cortesia: guai a non adeguarsi perché sarete oggetto di pericolosi “sfioramenti” che vi ricorderanno la regola…

I limiti di velocità sono rispettati come in Italia (prima della patente a punti…) ma fate comunque attenzione perché abbiamo incrociato in zona Patrasso alcune pattuglie munite di pistole radar...

Traghetti. 
Noi abbiano viaggiato con le Minoan Lines. Come sempre sono solito assistere alle operazioni di fissaggio della moto; il personale, di origine greca, si è dimostrato disponibile e collaborativo. Ricordo invece che in un precedente viaggio verso la Spagna, su una compagnia italiana, il personale italiano, alquanto scortese, stava fissando la moto utilizzando i collettori di scarico! Quindi attenzione alle operazioni di fissaggio.
Ma perché le case costruttrici di moto non prevedono sulle moto dei punti (ganci, occhielli ecc…) sui quali far passare le corde per il fissaggio a pavimento? Almeno sulle tourer?

Alloggi. 
E’ possibile trovare una sistemazione decorosa in piccoli alberghi dotati di aria condizionata; analoga sistemazione, anche a prezzi inferiori, potrete trovarla nelle camere messe a disposizione da privati denominate “domotia”.

Mangiare. 
Per i pasti vi consigliamo le “taberne”, locande caratteristiche a gestione familiare, che offrono soprattutto ottima carne alla griglia a prezzi decisamente inferiori che in Italia.

Meteo. 
Al nord aspettatevi qualche temporale improvviso, pertanto non dimenticatevi la tuta antiacqua, mentre al sud abbiamo letto sul termometro 40 °C a Nauplia (fine giugno) evitate quindi di portarvi l’equipaggiamento per Capo Nord…

Cartografia. 
All'epoca (2006) avevamo utilizzato un palmare Garmin M5 con mappe semplificate, oggi con Google Maps è praticamente impossibile perdersi...

Come supporto cartaceo, che non deve mai mancare, ci siamo appoggiati alla guida della Lonley Planet.

Moto. 
Abbiamo utilizzato una BMW RT 850: i cilindri posti in basso e all’esterno della carena, l’assenza di micidiali radiatori con elettroventole che ti sparano addosso l’aria calda, e lo scarico posto in basso ben lontano dal passeggero, ci hanno permesso di sopportare agevolmente in viaggio anche i 40 °C.

Buon Viaggio…