sabato 29 settembre 2018

Il Vangelo con commento di domenica 30 settembre 2018.

Uno scorcio di Levico al tramonto. 
“Se la tua mano”,
poi parlerà del piede e dell’occhio; la mano indica l’attività, il piede la condotta, l’occhio il criterio con il quale si osservano le cose della vita,
“ti è motivo di scandalo”,
cioè è motivo di inciampo per te, se fai un’attività che ti fa inciampare, Gesù è radicale
“tagliala!”

È meglio che, anche se doloroso, ti togli qualcosa che ti impedisce la pienezza di vita, piuttosto che finire nell’immondezzaio di Gerusalemme. 

Il Vangelo con il commento nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9, 38-43.45.47-48)

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Il commento al Vangelo. 

Gesù aveva dato ai suoi discepoli la capacità di liberare dai demòni, cioè di liberare da quelle ideologie che impediscono di accogliere il messaggio della Buona Notizia. Ebbene, non solo essi non ne sono capaci, ma tentano, con arroganza, di fermare quelli che lo fanno.
Infatti, scrive l’evangelista presentandoci Giovanni – Giovanni, insieme al fratello Giacomo, è stato soprannominato da Gesù “figlio del tuono”, in aramaico “Boanerghes” (3,17), che dà l’idea del tuono, per il loro fanatismo, per le loro intemperanze, per la loro violenza – che si rivolge a Gesù dicendo: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome”. “Nel nome di Gesù”, non significa usare la formula del nome di Gesù, ma identificandosi con Gesù.
“E glielo abbiamo impedito”, e sentiamo la motivazione, “perché non ci seguiva”. Non può dire “perché non seguiva te”, perché agisce nel nome di Gesù, ma “non seguiva loro”. Loro pretendono che tutti i seguaci di Gesù facciano parte del gruppo dei discepoli.
Ebbene, Gesù amplia l’orizzonte della sua comunità e dice “Non glielo impedite” - ed è imperativo - “perché non c’è nessuno che agisca con forza” - è questo il significato del termine adoperato - “nel mio nome” , cioè identificandosi con me, “e subito possa parlar male di me”.
“Chi non è contro di noi è per noi”. Quindi Gesù ammette che ci possano essere suoi discepoli anche se non appartengono al gruppo che pretende di avere il monopolio del suo insegnamento. E poi Gesù invita anche i discepoli a identificarsi con lui: infatti dice: “chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua, nel mio nome” – quindi invita anche loro ad identificarsi con lui, perché loro non lo sono ancora – “non perderà la sua ricompensa”.
La presenza di Gesù e del Padre è la ricompensa di chi lo accoglie.
Ma poi, subito dopo Gesù di fronte a questo attacco di Giovanni con il quale il discepolo aveva addirittura interrotto il suo importante discorso sul servizio, ecco che Gesù li ammonisce. “Chi scandalizza”, cioè chi è di inciampo “uno solo di questi piccoli”.
Chi sono questi piccoli? Il testo greco ha il termine Micron che non indica i bambini; indica le nullità, le persone emarginate, gli insignificanti della società. “Che credono in me”, quindi non sono bambini; sono persone adulte che hanno dato adesione a Gesù, ma sono persone senza importanza.
Ebbene, le parole di Gesù sono terribili, sono tremende: se uno di voi mi fa inciampare una di queste persone che credono in me, queste persone che hanno sentito parlare di questo messaggio di amore e invece vedono che tra di voi c’è rivalità, queste persone che hanno sentito parlare di un messaggio di fratellanza e invece vedono che tra voi ci sono divisioni - ebbene le parole di Gesù sono tremende – “è meglio per lui che gli venga messa al collo una macina”, e poteva bastare, invece Gesù precisa “da mulino”.
C’erano due tipi di macina, una domestica, quella girata dalla donna, e quella da mulino, che serviva per il frantoio ed era pesante, “e sia gettato nel mare”. Perché Gesù dà queste indicazioni? Gesù dice che questo individuo deve scomparire definitivamente e, per assicurarsi che scompaia definitivamente, deve essere gettato nel mare, ma con una macina enorme – da mulino – fissata al collo. Perché? Gli ebrei avevano il terrore di morire affogati; credevano che se si moriva affogati non c’era speranza di risurrezione.
Allora Gesù dice che non basta gettarlo nel mare questo qui, perché poi il corpo può tornare a galla, allora bisogna evitare che il corpo torni a galla per poi essere seppellito. Quindi le parole di Gesù sono davvero tremende.
E poi Gesù dà una serie di avvisi alla sua comunità e dice: “Se la tua mano”, poi parlerà del piede e dell’occhio; la mano indica l’attività, il piede la condotta, l’occhio il criterio con il quale si osservano le cose della vita, “ti è motivo di scandalo”, cioè è motivo di inciampo per te, se fai un’attività che ti fa inciampare, Gesù è radicale “tagliala! E’ meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con due mani andare nella Geènna”.
Cos’è questa Geènna? “Gêhinnôm” significa Valle di Hinnom; era ed è un burrone, a sud del tempio di Gerusalemme, che al tempo di Gesù veniva usato come discarica dei rifiuti. Questi rifiuti venivano continuamente ammucchiati e poi bruciati per eliminarli completamente. Quindi Gesù dice: “è meglio che, anche se doloroso, ti togli qualcosa che ti impedisce la pienezza di vita, piuttosto che finire nell’immondezzaio di Gerusalemme”.
E così via, Gesù parla del piede, parla dell’occhio. Ed ecco la finale; dice “E’ meglio per te tutto questo, anziché essere gettato nella Geènna”, e Gesù qui cita il finale del libro di Isaia (66,24):“dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”.
Gesù non sta parlando di un castigo dopo la morte, tutt’altro. La finale del libro di Isaia illustra la pena per gli israeliti che erano stati infedeli. La maniera per eliminare i cadaveri era duplice: da una parte c’era la putrefazione, e dall’altra la cremazione. Ebbene qui il profeta le mette insieme, “il loro verme non muore”, quindi la putrefazione è completa, e “il fuoco non si estingue”, quindi la cremazione è completa.
Significa la distruzione totale. O si entra con Gesù nella pienezza della vita, o, quando arriva la morte fisica, questa trova un corpo svuotato di vita ed è quella che nell’Apocalisse (2,11; 20,6.14; 21,8) si chiama “la morte seconda”, la fine totale dell’individuo.

sabato 22 settembre 2018

Il Vangelo con commento di domenica 23 settembre 2018.

La chiesa di Levico Terme vista da Cima Vezzena. 
Gesù garantisce che dove c’è un individuo che per amore, liberamente e volontariamente, si mette a servizio degli altri, in questo individuo si manifesta la presenza di Gesù e la presenza di Gesù porta quella di Dio stesso.
L’uomo che si mette a servizio è l’unico vero santuario dal quale si irradia l’amore di Dio.

Il Vangelo e la predica nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9, 30-37)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il commento al Vangelo.

Tutti i brani del Vangelo di Marco che stiamo esaminando in queste domeniche sembrano avere un dato in comune: la difficoltà di Gesù con i suoi discepoli. Non ne vogliono sapere di comprendere chi egli sia e quale sia il suo programma.
Anche questa volta leggiamo il Vangelo e vediamo che Gesù attraversa la Galilea e sta dando un prezioso insegnamento. “Il Figlio dell’uomo” – Figlio  dell’uomo è un’espressione che indica l’uomo che raggiunge la sua pienezza  ed entra nella condizione divina; Gesù è il Figlio di Dio in quanto  rappresenta Dio nella sua condizione umana, ed è il Figlio dell’uomo in  quanto raffigura l’uomo nella sua condizione divina . Quindi il Figlio  dell’uomo è l’uomo che ha la condizione divina.
“Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini”. Ecco, c’è un’opposizione tra il Figlio dell’uomo, colui che ha la pienezza, e gli uomini, quelli che non aspirano a questa pienezza. E sono questi che lo rifiutano, lo uccidono, “ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”.
Quindi è un insegnamento serio, un insegnamento drammatico, ed è un insegnamento chiaro. Gesù non sta parlando in parabole. Però, scrive l’evangelista, “Essi non capivano queste parole”.
Abbiamo visto già nell’episodio della guarigione del sordo, che non si tratta di problemi fisici, ma di problemi interiori - “non c’è peggior sordo di chi non vuol capire”. L’ideologia nazionalista, il loro ideale di successo è tale che impedisce loro di comprendere le parole molto chiare di Gesù.
“Ma avevano timore a interrogarlo”, perché hanno paura che Gesù confermi quello che loro hanno capito, quindi è vero, capivano ma non accettavano. Quindi non è che non capivano, non accettavano quello che Gesù diceva.
“Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa” - quindi la casa palestinese - Gesù li interrogò. Loro non vogliono interrogare ed è Gesù che interroga loro, “e chiese loro: «Di che cosa stavate discorrendo per la strada?». Ecco, questa indicazione ‘per la strada’ è sintomatica, ‘per la strada’ è il luogo della semina infruttuosa. ‘Per la strada’ il seme viene gettato per terra, ma vengono gli uccelli e subito lo raccolgono. E Gesù, spiegando queste immagini, diceva che era il Satana che rendeva inutile la parola. L’immagine del Satana in questo Vangelo è l’immagine del potere, del successo.
“Ed essi tacevano”. Tacciono perché hanno il senso di colpa perché sanno che hanno fatto qualcosa che Gesù non approva. “Per la strada infatti avevano discusso” - Gesù ha chiesto di cosa stessero discorrendo, invece loro hanno discusso, quindi un discorso animato - “tra loro chi fosse più grande”, il più importante.
E’ questo il tarlo che rode i discepoli, l’idea di grandezza, l’ambizione di essere uno il più importante degli altri.
“Sedutosi”, quindi Gesù si siede nella posizione di colui che insegna, “chiamò i Dodici”. E’ strano, è una casa, una casa palestinese, non è molto grande, perché Gesù deve chiamare? L’evangelista avrebbe dovuto scrivere: ‘Gesù disse …’, invece Gesù li deve chiamare. Perché? I Dodici lo seguono, ma non lo accompagnano, non gli sono vicini interiormente. Gli sono vicini fisicamente, ma la loro mentalità è lontana.
Gesù è il Dio che per amore si mette a servizio degli uomini. Gesù ha detto che il Figlio dell’uomo non é venuto per essere servito, ma per servire, loro invece pensano soltanto a comandare. Ecco perché li deve chiamare i Dodici, perché sono lontani.
“E disse loro” - loro hanno discusso chi vuol essere il più grande e Gesù non accetta, ma accetta che nella comunità ci sia il primo. Il primo significa il più vicino a lui - “se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Quindi nella comunità non idee di grandezza, non c’è nessuna persona più importante, più grande, ma sì ci sono persone più vicine a Gesù. Quali sono? Quelle che si mettono a servizio di tutti. Quelli che, liberamente e volontariamente, mettono la loro vita a servizio degli altri.
Mentre i Dodici li ha dovuti chiamare, “Gesù, preso un ragazzino” – è l’individuo che sta accanto a lui, ci si chiede cosa facesse questo ragazzino in questa casa con i discepoli. Il termine adoperato dall’evangelista indica un individuo che, per età e per ruolo nella società è il meno importante di tutti; potremmo tradurre con il termine ‘garzone’.
Questo garzone, questo ragazzino, è l’immagine del vero seguace di Gesù, di quello che s’è fatto ultimo, fra tutti.
“Lo pose in mezzo”. In mezzo è il posto di Gesù, ebbene al posto di Gesù, il Signore mette questo individuo che si mette a servizio degli altri. “Abbracciandolo”, Gesù si identifica con costui, Gesù si identifica con l’ultimo della società.
“E disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi ragazzini»”, di questi garzoni, quindi non si tratta di bambini o di ragazzini qualunque, ma di questi, cioè l’immagine del discepolo che veramente si mette a servizio degli altri; “nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Gesù garantisce che dove c’è un individuo che per amore, liberamente e volontariamente, si mette a servizio degli altri, in questo individuo si manifesta la presenza di Gesù e la presenza di Gesù porta quella di Dio stesso.
L’uomo che si mette a servizio è l’unico vero santuario dal quale si irradia l’amore di Dio.

sabato 15 settembre 2018

Il Vangelo con commento di domenica 16 settembre 2018.

Chiesa di Santo Stefano - Casale Monferrato (AL). 
E poi Gesù “convocata la folla”, dà un annuncio drammatico “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso” – cioè rinneghi questi suoi ideali di successo e di potere, “e sollevi la croce”. La croce non viene data dal Signore, la croce non viene presa, la croce viene sollevata.

Il Vangelo con il commento nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8, 27-35)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Il commento al Vangelo.

Gesù intraprende un lunghissimo viaggio e conduce i suoi discepoli all’estremo nord del paese in terra pagana, a Cesarèa di Filippo, lontano dalla mentalità giudaica, nazionalista, per vedere se i discepoli hanno capito qualcosa.
Ma già l’evangelista ci dà un’indicazione che ci fa comprendere che il brano sarà all’insegna dell’incomprensione. Infatti, scrive l’evangelista, “per la strada interrogava i suoi discepoli”. Questa espressione “per la strada” è la stessa che è apparsa nel capitolo 4 nella parabola dei quattro terreni, per indicare la semina infruttuosa.
Il seme gettato per la strada viene subito preso dagli uccelli e Gesù, spiegando la parabola, dice che questi uccelli sono “il Satana”. Quindi è una parola infruttuosa che viene resa inutilizzata dal Satana. Il Satana in questo Vangelo è l’immagine del potere, l’immagine del successo, ma vediamo l’evangelista.
Ebbene, Gesù chiede ai suoi discepoli: “la gente chi dice che io sia?”. Frutto della predicazione dei discepoli doveva essere questa immagine di Gesù. E la risposta è desolante; la confusione totale. “Ed essi gli risposero «Giovanni il Battista »”, perché si credeva che i martiri sarebbero prontamente risuscitati. “Altri dicono Elìa”, Elìa il violento profeta che doveva venire a preparare la strada del Messia, “oppure uno dei profeti”. Comunque tutti personaggi che appartengono all’antichità, al passato. Non comprendono la novità di Gesù.
Allora Gesù insiste e domanda loro “Ma voi” – quindi la domanda di Gesù è rivolta a tutto il gruppo - “chi dite che io sia?”
E gli risponde un discepolo, presentato con il soprannome negativo, che fa comprendere che la sua risposta è inesatta e il suo atteggiamento sarà in contraddizione con Gesù. “Gli rispose Pietro”. Il soprannome negativo verrà ripetuto per ben 3 volte – il numero 3 significa “ciò che è completo” – in questo brano.
Quindi questo discepolo si chiama Simone e, quando viene presentato soltanto con questo soprannome, significa che sta all’opposizione, o contraddice Gesù. “Gli rispose: «Tu sei il Cristo!»”
Ha risposto bene? Non pare, perché Gesù dice “e sgridò” – il verbo ‘sgridare’ è quello che si usava per liberare le persone dai demòni – “severamente loro di non parlare di lui ad alcuno”.
Pietro non ha risposto bene. Gesù in questo Vangelo è stato presentato come ‘Messia’, non ‘il Messia’. L’articolo determinativo ‘il’ indica che è il Messia atteso dalla tradizione, quello che verrà a restaurare la monarchia, quello che imporrà la legge. Gesù è Messia, ma non il Messia della tradizione. Quindi Pietro non ha risposto bene.
Allora, visto che non hanno capito, Gesù “cominciò a insegnare loro”, e non parla del Messia, ma parla del “Figlio dell’uomo”, cioè l’uomo nella sua pienezza, è questo l’ideale di uomo creato da Dio, “che doveva soffrire molto ed essere rifiutato da tutto il sinedrio, dagli anziani, i presbiteri, i sommi sacerdoti e dagli scribi e venire ucciso”.
Quindi il progetto di Dio sull’umanità, l’uomo che raggiunge la pienezza della condizione divina, questo è il Figlio dell’uomo, Figlio dell’uomo è l’uomo che ha la condizione divina, questo è rifiutato dall’istituzione religiosa che lo vede come un pericolo per la propria esistenza.
“E dopo tre giorni risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo afferrò e cominciò….” E’ interessante che, come Gesù ha cominciato a parlare, subito Pietro comincia. E’ l’immagine del seme che viene gettato per terra e subito, immediatamente, vengono gli uccelli e lo prendono.
L’ideologia del Satana, del potere, impedisce a Pietro di accogliere il messaggio di Gesù. “E cominciò a sgridarlo”. Come Gesù aveva sgridato Pietro, così Pietro sgrida Gesù, come se quella detta da Gesù fosse un’idea demoniaca.
“Ma egli, voltandosi, guardando i suoi discepoli” – quindi Gesù guarda i discepoli, ma si rivolge a Pietro, facendo capire che tutto il gruppo mantiene la stessa mentalità di Pietro – “sgridò Pietro”. Ecco il verbo ‘sgridare’ viene ripetuto per la terza volta. “E gli disse: «Và dietro di me, Satana!» Gesù si rivolge a Pietro chiamandolo ‘Satana’. E’ il Satana perché tenta Gesù, tenta Gesù definendolo ‘il Messia del potere’, ed è il Satana perché vanifica la parola. Viene gettata la parola, ma immediatamente viene il Satana. Quindi Gesù si rivolge a Satana, ma non rompe con lui. Gli dice “torna a metterti dietro di me”.
E’ Pietro che deve seguire Gesù, non il contrario.
E poi Gesù “convocata la folla”, dà un annuncio drammatico “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso” – cioè rinneghi questi suoi ideali di successo e di potere, “e sollevi la croce”. La croce non viene data dal Signore, la croce non viene presa, la croce viene sollevata. E’ l’individuo che volontariamente, per seguire Gesù, accetta il marchio dell’infamia da parte della società.
Ai discepoli che seguono il Messia coltivando sogni di gloria, Gesù dice che, se lo vogliono seguire, devono accettare di essere considerati “rifiuti della società”.

lunedì 10 settembre 2018

Levico - Cima Vezzena in e-mtb.


Levico Terme - Cima Vezzena (Pizzo di Levico) con la e-mtb: si può fare.

Si parte da Levico e su per la strada provinciale denominata Menador (Pegolara per i Levicensi).

Poi si prende una strada sterrata che passa per Baita Cangi; si sbuca a passo Vezzena e quindi si prende la strada per Cima Vezzena.


Il ritorno sullo stesso percorso a parte una scorciatoia per scendere a Baita Cangi.

Due ore e 20 minuti l'ascesa e un'ora la discesa per 43 km complessivi; dislivello 1400 metri.


La e-mtb Moustache, con motore Bosch e programma selezionato sulla modalità Tour, si è comportata molto bene;
la batteria da 500 Wh ha tenuto fino al ritorno a Levico, avevo 3 km di autonomia residua...

Una bella idea per raggiungere Cima Vezzena da Levico senza l'utilizzo della macchina!

sabato 8 settembre 2018

Il Vangelo con commento di domenica 9 settembre 2018.

Chiesa del Santissimo Redentore - Levico Terme (TN) 
Gli portarono un sordo e Gesù gli stura le orecchie: non era un problema fisico, un problema degli orecchi, ma era un problema di comprensione, come diciamo con un’espressione italiana: “non c’è peggior sordo di chi non vuol capire”. 
L’invito di Gesù non riguarda soltanto le orecchie, ma riguarda tutto l’individuo, è tutto l’individuo che si deve aprire perché ha questa chiusura.

Il Vangelo con il commento nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7, 31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Il commento al Vangelo. 

Ogniqualvolta leggiamo il Vangelo dobbiamo sempre tener presente che i Vangeli non riguardano la cronaca, ma la fede, che non riguardano la storia, ma la teologia, che non sono un elenco di fatti, ma di verità, questo è tanto più vero in un episodio del genere. Un episodio completamente strampalato, sconclusionato.
Vediamo che in questo episodio Gesù non viene nominato, non sono nominati i discepoli, non c’è nessuna reazione da parte del personaggio che viene guarito, e, soprattutto, inizia l’evangelista con un itinerario inverosimile, sconclusionato. Leggiamo.
Di nuovo “uscito dalla regione di Tiro”, Tiro è al sud, “passando per Sidòne”, quindi Gesù sale su al nord a Sidòne, ma poi dice “venne verso il mare di Galilea”, quindi torna giù, “in pieno territorio della Decàpoli”. Un itinerario completamente inverosimile, sconclusionato. Perché l’evangelista inizia con queste indicazioni cosi strane?
Vuole indicare l’azione di Gesù con i popoli pagani, perché il messaggio d’amore di Gesù è un messaggio d’amore universale, che incontra, però, la resistenza dei suoi discepoli. E questo è il significato del brano.
“Gli portarono…” – chi sono costoro? Sono i collaboratori di Gesù che l’evangelista all’inizio del Vangelo ha definito “angeli”, sono coloro che hanno compreso e accettato il messaggio di Gesù e collaborano con lui.
Gli portano un sordo, non muto, ma balbuziente. E’ l’unica volta che nel NT appare questo termine “balbuziente” e appare nell’AT una sola volta, per indicare la liberazione dall’esodo di Babilonia (“La lingua del balbuziente griderà di gioia”, Is 35,6 LXX). Quindi è un’immagine di liberazione. Attenzione, non è una guarigione tanto del fisico, ma una guarigione interiore quella che Gesù sta facendo.
“E lo pregarono di imporgli le mani”. “Lo prese in disparte..”; sette volte nel Vangelo di Marco troviamo l’espressione “in disparte” , e ben sei riguardano i discepoli, l’incomprensione dei discepoli, come anche questa volta.
“.. lontano dalla folla e gli pose le dita…” L’azione di Gesù è violenta, Gesù gli stura le orecchie. L’evangelista, per indicare le orecchie, adopera il greco “òta”, da cui deriva l’italiano “otite”, che conosciamo tutti quanti, e vedremo poi il perché.
“…con la saliva” - La saliva veniva considerata come alito condensato, immagine dello Spirito - “gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo” – il cielo è la comunione con Dio – “emise un sospiro” - E’ l’unica volta in tutto in NT che Gesù sospira, per la resistenza che i suoi discepoli gli oppongono, nella figura di questo sordo balbuziente - “e gli disse «Effatà»”. Ecco, quando nel Vangelo di Marco appare un termine in lingua aramaica, vuol dire che l’episodio si rivolge soltanto a coloro che provengono dal giudaismo, non è per i pagani.
“Cioè «Apriti!»” L’invito di Gesù non riguarda soltanto le orecchie, ma riguarda tutto l’individuo, è tutto l’individuo che si deve aprire perché ha questa chiusura.
“E subito gli si aprirono … “. Ecco, prima abbiamo detto che l’evangelista adopera il termine “orecchi”, (ðta), qui adopera un altro termine greco, che indica l’udito. Era questo il problema: non era un problema fisico, un problema degli orecchi, ma era un problema di comprensione, come diciamo con un’espressione italiana: “non c’è peggior sordo di chi non vuol capire”.
“Gli si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Quindi l’incapacità di esporre il messaggio era perché non ascoltava, sono i discepoli che non ascoltano il messaggio di Gesù.
E Gesù l’aveva detto: “siete anche voi così privi di intelletto?”
“Ma Gesù comandò loro di non dirlo a nessuno”. Gesù sa che ancora il lavoro di liberazione dei discepoli non è completo, ma sarà lungo e faticoso, e continuerà per tutto il Vangelo.
“Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano, e pieni di stupore dicevano «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti»”. L’evangelista adopera gli stessi termini che nel Libro del Genesi indicano l’azione del Creatore, che, per ogni cosa che crea dice “Ha fatto bella ogni cosa”, “Vide che era cosa buona”.
Quindi in Gesù si prolunga l’azione creatrice nel dare pienezza di vita agli uomini.

sabato 1 settembre 2018

Il Vangelo con commento di domenica 2 settembre 2018.

Chiesa di S. Maria Ausiliatrice (Rimini). 
L’evangelista si riferisce all'episodio della condivisione dei pani che, come per ogni evangelista, raffigura l’Eucaristia, e Gesù quando aveva dato i pani alla gente non aveva chiesto loro di purificarsi prima. Perché - e questo è il significato dell’Eucaristia – non bisogna essere puri per mangiare, ma è il mangiare che rende puri.

Il Vangelo con commento nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7, 1-8.14-15.21-23)

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Il commento al Vangelo. 
   
Ogni volta che Gesù comunica vita spuntano immediatamente i nemici della vita.
Infatti, scrive l’evangelista, “si riunirono intorno a lui i farisei e alcuni degli scribi”. Gli scribi erano i teologi ufficiali, il magistero della religione giudaica, “venuti da Gerusalemme”. Questa volta Gesù deve aver combinato qualcosa di grave perché si scomodano questi grandi personaggi addirittura dalla Santa Sede dell’epoca, la capitale religiosa, da Gerusalemme.
E uno si chiede “cosa potrà mai aver combinato di grave questa volta Gesù?”
Dice Marco “Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano” – non ‘cibo’ come è stato tradotto, ma “pani con mani impure”. L’evangelista si riferisce all'episodio della condivisione dei pani che, come per ogni evangelista, raffigura l’Eucaristia, e Gesù quando aveva dato i pani alla gente non aveva chiesto loro di purificarsi prima. Perché - e questo è il significato dell’Eucaristia – non bisogna essere puri per mangiare, ma è il mangiare che rende puri.
Ebbene, questo scandalizza, questa libertà scandalizza, e questi farisei e scribi rimproverano Gesù “perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi” Secondo loro Mosè sul Sinai aveva ricevuto due leggi. Una, quella scritta, e l’altra, quella orale, che aveva lo stesso valore di quella scritta; questa si chiamava la tradizione degli antichi, aveva lo stesso valore di Parola di Dio. “Ma prendono il cibo con mani impure?”
La risposta di Gesù è sorprendente. Gesù si rivolge – ripeto, siamo davanti ai massimi esponenti della gerarchia religiosa, quando parlava lo scriba aveva lo stesso valore della Parola di Dio. Ebbene, Gesù si rivolge a loro dicendo “Bene ha profetato Isaia di voi!” E uno si aspetta chissà forse un complimento. “Teatranti!” Il termine ‘ipocrita’ non indicava a quel tempo una connotazione morale come si ha oggi, ma indicava il commediante, colui che lavorava al teatro. L’ipocrita era colui che, quando si esibiva al teatro non lo faceva con il proprio volto, ma con una maschera sul volto.
E Gesù cita il profeta Isaia, capitolo 29 vers. 13, “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore” - il cuore nel mondo ebraico è la mente, la coscienza – “è lontano da me”. Quindi tutto il vostro culto, tutta la vostra religiosità è soltanto una facciata esterna, ma sono altri i vostri interessi.
Ed ecco l’affondo “invano vi rendono culto insegnando dottrine che sono” – loro si sono lamentati che i discepoli non osservano la tradizione degli antichi, Gesù invece la squalifica, “precetti di uomini”. Loro pretendono di dare autorità divina a quelle che sono soltanto le loro invenzioni per dominare. Quindi pretendono che certe tradizioni procedano da Dio, quando loro sanno che non procedono da Dio, soltanto per dominare il popolo.
E infatti, accusa Gesù, “trascurando il comandamento di Dio”, il comandamento di Dio è a favore degli uomini, “voi osservate la tradizione degli uomini”, per il vostro interesse. E qui è lamentevole vedere come i liturgisti hanno massacrato questo testo eliminando il brano del Korban, dell’offerta sacra a Dio, il brano in cui “per onorare Dio si disonoravano gli uomini”. Questo per i loro interessi.
Allora Gesù chiama di nuovo la folla e si rivolge a tutti quanti. Dice “ascoltatemi”. E’ un invito a un ascolto attento, non solo all’ascolto, anche a comprendere, e Gesù fa qualcosa di grave, qualcosa di talmente grave che poi dopo dovrà scappare all’estero. “Non c’è nulla al di fuori dell’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro”. E il libro del Levitico? Il libro del Levitico contiene tanti capitoli indicando quello che è impuro e entrando nell’uomo gli rende impossibile la comunione con Dio. Ebbene Gesù qui alza il tiro. Gesù, dalla critica alla legge orale, il Talmud, passa addirittura – e questo è gravissimo – a criticare la legge scritta. Tanto è vero – e questo è un altro massacro dei liturgisti che eliminano i versetti importanti dell’incomprensione dei discepoli – i discepoli erano pronti a rompere con la legge orale, ma non con quella scritta.
E, c’è un commento dell’evangelista che è contenuto soltanto nel vangelo di Marco, che è molto grave, “così rendeva puri tutti gli alimenti”. Cioè Gesù smentisce il libro del Levitico, Gesù smentisce la Parola di Dio. Quello che è contenuto nel libro del Levitico, con l’elenco di tutti i cibi puri e impuri, non corrisponde alla volontà di Dio. Dicevo che è talmente grave che dopo di questo Gesù dovrà scappare a Tiro.
Ed ecco l’indicazione di Gesù: quello che determina il rapporto con Dio non è qualcosa di esterno all’uomo, e neanche riguarda il culto, ma sono tutti i cattivi atteggiamenti che fanno male agli altri. E qui Gesù elenca dodici atteggiamenti tutti contro l’uomo e nessuno contro la religione.
La prima è – non l’impurità come hanno tradotto - ma “prostituzioni” e per prostituzioni non si intende soltanto l’esercizio della prostituzione, ma il vendersi per fare carriera, il vendersi per successo, per la propria ambizione e così via. Ci sono dodici atteggiamenti, nessuno di questi riguarda Dio e, quando si faceva un elenco per far ricordare a memoria, il primo e l’ultimo erano i più importanti, perché erano quelli che rimanevano meglio in memoria. Il primo è “prostituzioni”, l’ultimo “la stoltezza”, la stupidità.
Stupido nei vangeli è chi vive soltanto per sé. Chi pensa soltanto al proprio interesse e non si accorge dei bisogni, delle necessità degli altri. Ed ecco la dichiarazione di Gesù “tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”. Quindi per Gesù la distinzione tra puro e impuro non procede da Dio. L’impurità nasce dalla cattiva relazione che si ha con gli altri uomini.