domenica 31 dicembre 2017

Brusar la vecia

Brusar la vecia: una tradizione che a Levico si ripete ogni fine anno.
Con la vecia si brucia tutto il male del 2017...

Il forte Spitz di Levico


Il forte Vezzena o Spitz di Levico (anche chiamato nei documenti storici come Werk Spitz Verle o Posten Cima Vezzena), si trova a quota 1.908 m s.l.m. ed è collocato sulla cima del Pizzo di Levico (o Cima Vezzena) in Provincia di Trento. Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano.(cit. Wikipedia) 

sabato 30 dicembre 2017

Prima domenica dopo Natale

PRIMA DOMENICA DOPO NATALE  - SANTA FAMIGLIA DI GESU’ MARIA E GIUSEPPE         
Il Vangelo.
Lc 2, 41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

La predica. 
Per la festa della Santa Famiglia, la chiesa ci presenta un testo dal vangelo di Luca, dove, a prima vista, più che una famiglia santa sembra una famiglia sconclusionata. I genitori, che non si accorgono che il figlio non è con loro, il figlio che rimane a Gerusalemme senza avvertire, senza avvisare i genitori, un rimprovero reciproco.
Allora, cerchiamo di vedere cos’è che in realtà l’evangelista ci vuole dire con questo brano. E, come sempre, dobbiamo ricordare questo, che i vangeli non sono cronaca, ma teologia, che nei vangeli non c’è una serie di fatti, ma delle verità che l’evangelista presenta alla comunità cristiana. Perché i vangeli non riguardano la storia, ma riguardano la fede. Ecco perché questo brano può dire qualcosa anche ai credenti di oggi.
Il vangelo è quello di Luca, al capitolo 2, dal versetto 41. Scrive l’evangelista “I suoi genitori”. Ecco, già Luca ci dà un primo indizio: i genitori in questo brano non vengono mai nominati coi loro nomi, Maria e Giuseppe, ma sempre come “genitori” o “padre” o “madre”.
Una tecnica degli evangelisti è che, quando vogliono presentare un personaggio come rappresentativo di una data realtà, evitano di mettere il nome, lo presentano anonimo. Quindi un personaggio anonimo è rappresentativo di una certa realtà.
Ebbene l’evangelista, togliendo i nomi dei genitori, del padre e della madre di Gesù, vuole rappresentare in loro la frustrazione di Israele che non riconosce in Gesù il Messia atteso, un Messia che si comporta diversamente dalle loro aspettative.
“I genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua”, e stavolta, scrive Luca, quando Gesù ebbe dodici anni, portano pure lui “secondo la consuetudine della festa”. L’obbligo in realtà partiva dal tredicesimo anno, ma qui si vede che è una famiglia ligia alle leggi, alle osservanze e addirittura portano il figlio un anno prima.
Durante questa festa si risiedeva una settimana, ma era sufficiente anche una permanenza di tre giorni. “Ma trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero”. Cosa vuol dire l’evangelista con questo episodio strano? Perché Gesù non ha avvertito i genitori e come mai, soprattutto, i genitori non se ne sono accorti?
Le spiegazioni date in passato erano infantili; si pensava, erroneamente, che ci fossero due carovane, una di soli uomini e una di sole donne. Quindi Giuseppe, nella carovana degli uomini ha pensato “beh, è ancora piccolo, sarà con la mamma”, e la madre, non vedendo il figlio, avrà pensato “beh, è già grandicello e sta con il padre”. Sono delle spiegazioni banali e infantili.
L’evangelista ci vuole presentare qualcosa di più serio. Gesù non segue i genitori, ma sono i genitori che dovranno seguire Gesù. Gesù è il nuovo. Già nell’annuncio dell’angelo a Zaccaria (1,17) gli era stato detto che Giovanni Battista doveva condurre il cuore dei padri verso i figli – il cuore è la mente – e non quello che figli verso i padri. E’ l’antico che deve accogliere e comprendere il nuovo.
Quindi Gesù rimane a Gerusalemme. Se ne accorgono dopo una giornata di viaggio, tornano a Gerusalemme, e lo ritrovano dopo ben tre giorni; significa che l’hanno cercato ovunque, meno che nell’unico luogo dove dovevano cercarlo, “e lo trovano seduto in mezzo ai maestri”. Perché l’evangelista usa questa espressione “in mezzo”?
Nel Libro del Siracide, al capitolo 24, al versetto 1, “in mezzo” è il posto della sapienza: “la sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo”. Quindi l’evangelista vede Gesù come espressione della sapienza divina. Sta in mezzo ai dottori del tempio e li ascolta e soprattutto li interroga senza attendere una loro risposta. “E tutti quelli che lo udivano”, ci dice Luca, “erano fuori di sé”, questa è l’espressione letterale adoperata dall’evangelista, erano stupiti.
E’ uno stupore negativo, tanto è vero che la prossima volta che Gesù ritornerà nel tempio, questi dottori della legge si rivolteranno contro di lui per farlo morire. “Al vederlo restarono stupiti”, come anche sua madre che gli dice: “«Figlio»” – letteralmente l’espressione adoperata dall’evangelista è “Figlio mio” o “bambino”, usando un termine greco che indica “colui che viene partorito”, cioè qualcuno sul quale la madre ha dei diritti, ha dei poteri; ed ecco qui il primo errore di Maria.
Lei pensa di avere dei diritti su Gesù. Ripeto, l’evangelista non ci presenta Maria concretamente, ma la madre, l’origine di Gesù. E’ il popolo di Israele, raffigurato nella madre, che si rivolge al figlio pensando di avere dei diritti, dei poteri. “«Perché ci hai fatto questo?»”.
Ecco il secondo errore della madre, “«Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo»”. Ed ecco la risposta di Gesù, dal punto di vista storico può sembrare strano che l’unica volta nel vangelo in cui Gesù si rivolge a sua madre e con parole di aspro rimprovero.” E Gesù rispose loro: «Perché mi cercavate?»”.
Quindi Gesù protesta, non dovevano cercarlo, e poi ecco che Gesù chiarisce, mette i puntini sulle “i”, “«Non sapevate»”, quindi li tratta da ignoranti, è una cosa che dovevano sapere, “«che io devo»” - il verbo “dovere” è un verbo tecnico, adoperato dagli evangelisti, per indicare il compimento della volontà divina - “«che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»”
La madre ha commesso l’errore di dire “ecco, tuo padre ed io”, e Gesù mette subito le cose in chiaro. Suo padre non è il marito di Maria, non è Giuseppe. Il padre è il Padre che è nei cieli, ed è lì che Gesù deve stare, occuparsi delle cose del Padre suo. E questo fa parte della volontà divina.
Ecco Gesù si presenta subito come colui che non segue i padri di Israele, ma segue il Padre. E’ la novità che viene portata da Gesù. “Ma essi”, annota l’evangelista, “non compresero ciò che aveva detto loro”.  E nella madre riaffiora quella strana benedizione che si è trasformata in una parola agghiacciante, quando Simeone le aveva detto “Una spada attraverserà tutta la tua vita”.
La spada è l’immagine, nella Bibbia, della parola di Dio, una spada che arriva a dividere la persona. Ebbene, nella madre di Gesù questa spada incominci ad affiorare e a dividere la sua esistenza. E l’evangelista conclude l’episodio dicendo che, se tutti quanti sono stupiti, anche sua madre, ma “sua madre custodiva queste cose nel suo cuore”.
Di fronte alla novità, una novità non compresa, questo Gesù che non segue i padri, ma si manifesta in una maniera completamente nuova, tutti sono stupiti, anche Maria, ma Maria non rifiuta la novità; Maria è la donna che accoglie il nuovo anche quando non sembra capirlo, e questo inizierà in lei un processo di trasformazione che la porterà da madre di Gesù a diventare la discepola del Cristo.
Ma il cammino è ancora lungo e doloroso.

venerdì 29 dicembre 2017

Levico Terme sul calar della sera

Luci fredde come la temperatura vicina allo zero...

La predica di Natale 2017


L'angolo della predica - NATALE 2017

Dio si è fatto presente nella storia come uomo. Questa è la radice del cristianesimo, ma anche la sua originalità...

La Liturgia della Chiesa ci presenta i cosiddetti “racconti dell’infanzia” (Vangeli dell’Infanzia), che narrano come la Chiesa nascente voleva spiegare il fatto prodigioso che ci presenta “l’origine” e “l’originalità” del cristianesimo. Il tutto si può riassumere in questo fatto straordinario: in Gesù, “Dio” si è fatto presente nella storia come “uomo”.

Questa è la radice del cristianesimo, ma anche la sua “originalità”. Questo è importante e decisivo. Il resto è un racconto al quale non serve dare molta importanza. Però, perché questa “origine”? E soprattutto, perché questa “originalità”?
Dio, per definizione è il TRASCENDENTE. Questo ci sta a dire che Dio non è alla nostra portata.. nessuno ha mai visto Dio. Nessuno può vederlo. Perché il Trascendente sta molto al di là della nostra capacità di conoscenza. Perciò bisogna affermare che non è la stessa cosa “Dio in sé”, che la rappresentazione di Dio che ci facciamo noi umani. Ecco perché ci sono tante religioni. E tanta violenza religiosa. Inoltre, il Dio che spesso si sono rappresentato i teologi, è contraddittorio. Perché è infinitamente potente e infinitamente buono. Ebbene, questi due attributi sono incompatibili (impossibili) nello stesso Dio. Se può tutto e vuole tutto il meglio, come si può spiegare che in questo mondo ci sia tanta sofferenza, tanto male e tante disgrazie?
La soluzione che il cristianesimo ha dato a questo problema fondamentale è stato il cosiddetto “Mistero dell’Incarnazione”. Non dovremo andare a cercare speculazioni e teorie. Il fatto è così semplice e altrettanto profondo: Dio si è fatto conoscere da noi in ciò che noi umani possiamo conoscere: un essere umano. E questo essere umano, nel quale vediamo come è Dio, quello che Dio vuole, ciò che a Dio piace, ciò che Dio accetta e ciò che Dio rifiuta, questo essere umano straordinario e sconcertante è Gesù. Il racconto del Vangelo gli dà un nome ebraico eloquente: “DIO CON NOI = EMMANUEL”.
In Gesù di Nazareth non è l’uomo ad essere divinizzato e reso gande, ma è Dio ad essere umanizzato e reso piccolo, fragile, povero. Se vogliamo accostarci al Mistero divino, non c’è da andare in Cielo, ma da frequentare le periferie del mondo, veri inferni per tanta umanità, ma dove Dio abita oggi. Determinante per la salvezza non è tanto la fede, quanto l’etica che ha il suo fondamento nella fede. Infatti, quelle che Gesù indica come decisive per il destino umano e la stessa sua gloria sono sei questioni molto terrene. I grandi temi del nostro esame finale sono il mangiare, il bere, il vestire, la salute, l’accoglienza a gli stranieri, la visita a i carcerati. Sono tutti verbi e sostantivi che riguardano l’umano in cui Dio si rivela, i rapporti ovvii di chi ama il prossimo suo perché è sé stesso. La salvezza quindi non si gioca sulla teologia o sul mondo del sacro, ma sul mondo del profano. In definitiva ci si salva per il modo come ciascuno ha affrontato i problemi degli altri. Questo vuol dire che abbiamo bisogno di un cristianesimo come movimento “non religioso”, non chiuso cioè in pratiche di culto verso Dio, come con un Essere, il più alto, il più potente, il migliore che si posa pensare, bensì come una nuova vita inconcepibile per il mondo, in un “esserci per gli altri”, partecipando così all’essere di Gesù.

giovedì 28 dicembre 2017

Ex masera? Non solo macerie...



Levico Terme: «ex masera? Non solo macerie...»

Secondo alcune associazioni culturali la “Masera è storia da raccontare". Ma per la PAT la Masera non riveste carattere di interesse culturale. E quindi si può abbattere senza alcuna remora.

Il 21 dicembre 2017 è stata approvata una determina della PAT in base alla quale si evince che il complesso denominato “Ex Macera Tabacchi” non riveste carattere di interesse culturale di cui all'art.10 del D.lgs. 42/2004 e pertanto non è oggetto di tutela ai sensi dell'art. 12 del medesimo decreto.
Il citato decreto specifica che sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà.

Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all'articolo 134, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. Per i funzionari della PAT evidentemente la Masera non è niente di tutto questo...

Questa conclusione stride con la recente serata dedicata alla presentazione di un progetto portato avanti da cinque associazioni: Levico in Famiglia, Gruppo Pensionati, Mondo Giovani, A.P.S.P., Centro Don Ziglio e Associazione culturale Chiarentana, con la collaborazione della Biblioteca comunale. Tale iniziativa mira a raccogliere le memorie sulla Masera tabacchi di Levico.

Ed è grazie a quella serata che ho capito che la Masera non è solo un agglomerato di ferro e cemento in disfacimento, ma è anche una testimonianza di un periodo storico importante per Levico; molti levicensi hanno lasciato una parte della loro vita lavorativa in quell'edificio. Dopo quella serata, quando passo per piazza Medici, mi pare di vederli quei ricordi, quelle esperienze di lavoro e amicizie che vagano come fantasmi in quel luogo che effettivamente qualcosa di spettrale ce l'ha...

Molti in sala avevano manifestato la contrarietà all'abbattimento: si auspicava una ristrutturazione finalizzata ad un riuso della struttura. Anche Italia Nostra è intervenuta a favore con un comunicato stampa ripreso dai quotidiani locali.

La recente determina della PAT sembra che convalidi anche da un punto di vista formale l'intenzione di abbattere l'immobile. La nostra proposta: sarebbe opportuno fare un sondaggio tra gli abitanti di Levico sul futuro della Masera e in parallelo una stima del costo di ristrutturazione dell'edificio.

Questo permetterebbe agli amministratori comunali e provinciali di prendere una decisione più condivisa ed accettata dalla popolazione.

Alberto Giacomoni
Coordinatore per Levico Terme di Agire per il Trentino



mercoledì 27 dicembre 2017

Le mie pagine Facebook


Ecco le mie pagine Facebook:

Percorsi in mountain bike e fat bike attorno a Levico e dintorni
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Blog di satira politica trentina
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Pagina di informazioni sulla ex macera tabacchi  di Levico
https://www.facebook.com/savethemasera/