Chiesa di Santa Maria Assunta - Arco (TN). |
Significa avere la forza di non reagire alla violenza e dimostrare la superiorità dell’amore sull’odio, per quanto grande esso possa essere.
Il credente non è un pavido ma un coraggioso. La sua non violenza non nasce dal timore ma dal suo amore, così potente da non lasciarsi condizionare dall’odio e dal male ricevuto.
In ogni religione la divinità premia i buoni e castiga i malvagi. Gesù afferma che il Padre non si comporta così, e che a tutti, indistintamente, offre il suo amore, meritevoli e no.
Nessuno aveva mai osato un’affermazione del genere riferita a Dio...
Il Vangelo con commento nel seguito.
DAL VANGELO SECONDO LUCA 6, 27 - 38
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
Il commento.
L’amore ai nemici, punto culminante del discorso di Gesù, è da considerare come la novità e la caratteristica che distingue il gruppo dei discepoli, dal momento che costoro, non solo sono tenuti a predicarlo, ma a metterlo in pratica.
Il verbo adoperato dall’evangelista per indicare l’amore, designa il genere di amore che Gesù richiede: una volontà di bene indipendente dalle qualità delle persone che ne sono l’oggetto. Per questo l’evangelista adopera il verbo greco agapaô (da cui la parola agape) e non il verbo greco phileô (volersi bene), che indica una comune intesa basata sull’attrazione e sulla simpatia reciproca.
L’amore che Gesù richiede è immotivato e incondizionato, ma non rimane mai astratto e si traduce concretamente nel fare del bene anche a coloro che sono solo capaci di odiare e far del male.
Per questo l’amore va esteso ai nemici. Adoperando il termine nemico, con il quale nella Bibbia s’indicano di solito i nemici del popolo di Dio (Sal 31.7; 139.21), l’evangelista raffigura quelli che saranno i persecutori della comunità cristiana.
L’evangelista, attraverso le parole di Gesù anticipa per il lettore quello che sarà il comportamento del Signore condannato e crocifisso. Gesù infatti pregherà per i suoi crocifissori e chiederà al Padre di perdonarli (Lc 23,34). Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; Nell’esperienza della comunità di Luca era certamente ancora vivo il ricordo delle terribili conseguenze che il popolo giudaico aveva subito a causa della rivolta contro i romani nell’anno 70.
L’esperienza insegna che la risposta violenta non fa altro che aumentare la violenza e condurre alla rovina.
L’immagine adoperata da Gesù non significa un’accettazione passiva di ogni violenza. Di fatto l’unica volta che Gesù verrà schiaffeggiato non porgerà l’altra guancia, ma chiederà conto del perché della violenza (Gv 18,22-23).
“Porgere l’altra guancia” non è segno di debolezza né tantomeno di viltà, ma di forza e superiorità. Significa avere la forza di non reagire alla violenza e dimostrare la superiorità dell’amore sull’odio, per quanto grande esso possa essere.
Il credente non è un pavido ma un coraggioso.
La sua non violenza non nasce dal timore ma dal suo amore, così potente da non lasciarsi condizionare dall’odio e dal male ricevuto.
Se qualcuno ti leva il mantello, lasciagli prendere anche al tunica.
Le immagini paradossali di Gesù sono tutte incentrate sulla piena libertà alla quale è chiamato il discepolo. Non è possibile seguire Gesù se non si è liberi da ogni forma di odio, rancore e violenza.
La spoliazione alla quale si riferisce Gesù rende più libero il discepolo il quale sa di poter contare su un Padre che si preoccupa per tutte queste cose.
Ed è sempre in questa linea di fiducia in un Padre che tutto darà “in aggiunta” (Lc 12,31), che Gesù invita i suoi discepoli a donare generosamente, senza calcoli, arrivando a rinunciare alla sicurezza dei beni per sperimentare la certezza di avere Dio per Padre. Attraverso queste immagini paradossali Gesù non impone delle regole da applicare letteralmente, ma comportamenti volti a rompere la perversa spirale della violenza e dell’egoismo, per liberare il discepolo da ogni atteggiamento e pensiero negativo.
Forza e modello di questa capacità di amore più forte della morte è il Padre.
La tradizione ebraica conosceva quella che veniva chiamata la regola aurea dell’amore, che era così formulata: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 4,15).
Gesù si rifà a questa norma ma volgendola al positivo. Se per essere un bravo ebreo era sufficiente non fare del male, nella comunità del regno di Dio occorre fare del bene.
Questo atteggiamento positivo nei confronti degli altri dona al credente la certezza di realizzare la volontà del Padre e non c’è più bisogno di dipendere dagli scribi per sapere come comportarsi. Tutti, anche i peccatori, sono capaci di amare se riamati. Ma l’amore che caratterizza il discepolo di Gesù non è una risposta all’amore dell’altro, ma lo deve precedere e, per questo, deve essere immotivato e incondizionato.
E‟ la fede in Dio quel che dona al credente questa superiore capacità d’amore. Fede che è la risposta dell’uomo all’amore gratuito con il quale si sente generosamente amato dal Padre.
Gesù invita i suoi a rompere l’interesse egoistico tipico di ogni clan o gruppo sociale, per rivolgere attenzioni e amore a tutti indistintamente. Mediante gesti concreti i discepoli dimostrano la qualità di amore che distingue la comunità cristiana.
Quanti non lo fanno sono equiparati ai peccatori. Non c’è bisogno infatti di credere in un dio per voler bene a chi ci vuol bene.
Nella mentalità semitica, l’essere figlio significa assomigliare in tutto al padre. E‟ questo l’invito finale, che segna il definitivo esodo dalla religione alla fede.
Mentre nella religione il credente è colui che obbedisce a Dio osservando la sua Legge, nella fede il credente è colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo.
Non l’obbedienza ma la assomiglianza a Dio contraddistingue il credente, che diventa simile al Padre con una continua offerta d’amore gratuita a ogni uomo.
La ricompensa non è un premio da ottenere nel futuro per la buona condotta tenuta in questa vita, ma la conseguenza di questa capacità d’amare immotivata e incondizionata. Essendo l’amore la linea di sviluppo e di crescita dell’uomo, questo amore rende il credente ogni volta più somigliante al Padre realizzando in lui il progetto del Creatore diventando figlio di Dio (Gv 1,12).
Egli infatti è buono anche verso gli ingrati e i cattivi.
In ogni religione la divinità premia i buoni e castiga i malvagi. Gesù afferma che il Padre non si comporta così, e che a tutti, indistintamente, offre il suo amore, meritevoli e no.
Nessuno aveva mai osato un’affermazione del genere riferita a Dio.
La tradizione biblica e rabbinica presentavano un Dio che castigava severamente ingrati e malvagi destinati tutti all’annientamento: “I malvagi saranno sterminati… Tutti i malvagi saranno distrutti; la discendenza degli empi sarà sterminata” (Sal 37,9.38).
Se nella religione l’amore di Dio doveva essere meritato, con Gesù l’amore del Padre deve solo essere accolto come dono gratuito che non dipende dagli sforzi degli uomini ma dalla bontà del Padre.
La novità di Gesù è deflagrante.