sabato 31 marzo 2018

La predica di domenica 1 aprile 2018.

Chiesa di Selva. 

Pasqua: Risurrezione del Signore

Non si crede che Gesù è risorto perché c'è un sepolcro vuoto, ma soltanto se lo si incontra vivo e vivificante nella propria vita.

Il Vangelo e la predica nel seguito.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

La predica. 

Se Maria di Magdala si fosse recata al sepolcro un giorno prima, avremmo celebrato la Pasqua un giorno prima. Scrive Giovanni nel capitolo 20: “Il primo giorno della settimana”, letteralmente “nel primo dopo il sabato”, “Maria di Magdala si recò al sepolcro”. Perché Maria di Magdala non si è recata al sepolcro subito dopo la sepoltura di Gesù, ma ha atteso il primo giorno dopo il sabato?
Perché è ancora condizionata dall'osservanza della legge, il riposo del sabato. E quindi l'osservanza della legge ha impedito di sperimentare subito la potenza della vita che c'era in Gesù, una vita capace di superare la morte.
L'evangelista, attraverso questa indicazione, vuole segnalare ai suoi lettori che l'osservanza della legge ritarda l'esperienza della nuova creazione che viene inaugurata da Gesù. L'espressione “il primo giorno della settimana richiama infatti il primo giorno della creazione, in Gesù c'è la nuova creazione, quella che veramente è creata da Dio e come tale non conosce la morte, non conosce la fine.
Ma la comunità, rappresentata da Maria di Magdala, ancora è condizionata dall'osservanza della legge,. Questo ritarda l'esperienza della risurrezione. “Si reca al sepolcro di mattino quando era ancora buio”. Le tenebre sono immagine dell'incomprensione della comunità che ancora non ha compreso Gesù che si è definito “luce del mondo”, il suo messaggio, la sua verità.
“E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Ebbene la prima reazione di Maria di Magdala è correre da Simon Pietro e dall'altro discepolo.
Gesù aveva detto: “Viene l'ora in cui vi disperderete ciascuno per conto suo”. Ebbene l'evangelista attribuisce a questa donna , Maria di Magdala, il ruolo del pastore che raduna le pecore che si erano disperse.
E annuncia loro: “«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto»”. Non parla di un corpo, ma parla del Signore, quindi c'è già l'allusione che è vivo questo Gesù. Ebbene cosa fanno Pietro e l'altro discepolo? “Si recano al sepolcro”. L'unico posto dove non dovevano andare. Nel vangelo di Luca sarà espresso molto chiaramente dagli uomini che frenano le donne che vanno al sepolcro, “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
Pietro e l'altro discepolo vanno in cerca del Signore nell'unico posto dove lui non c'è, cioè nel luogo della morte. Come Maria , per l'osservanza del sabato ha ritardato l'esperienza di una vita più forte della morte, perché Gesù non può essere trattenuto nel sepolcro, luogo di morte – lui è il vivente - così i discepoli vanno al sepolcro, l'unico posto dove non si può trovare Gesù.
Se si piange la persona come morta, cioè se ci si rivolge al sepolcro, non la si può sperimentare viva e vivificante nella propria esistenza. Entrambi i discepoli corrono, giunge prima il discepolo amato, quello che ha l'esperienza dell'amore di Gesù. Pietro, che ha rifiutato di farsi lavare i piedi e quindi non ha voluto accettare l'amore che Gesù ha espresso nel servizio, arriva più tardi.
Ma l'altro discepolo si ferma e permette che sia Pietro il primo ad entrare. Perché? E' importante che il discepolo che ha tradito Gesù e per il quale la morte è la fine di tutto – e questo era il motivo del tradimento – faccia per primo l'esperienza della vita.
E poi entra anche l'altro discepolo. “Vide e credette”. Ma il monito fondamentale dell'evangelista, “non avevano compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. La preoccupazione di Giovanni è che si possa credere alla risurrezione di Gesù solo vedendo i segni della sua vittoria sulla morte. No!
La risurrezione di Gesù non è un privilegio concesso a qualche personaggio duemila anni fa, ma una possibilità per tutti i credenti. Come? Lo dice l'evangelista. “Non avevano compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. L'accoglienza della scrittura, la parola del Signore, nel discepolo, la radicalizzazione di questo messaggio nella sua vita, la sua trasformazione, permettono al discepolo di avere una vita di una qualità tale che gli fa poi sperimentare il risorto nella sua esistenza.
Non si crede che Gesù è risorto perché c'è un sepolcro vuoto, ma soltanto se lo si incontra vivo e vivificante nella propria vita.

sabato 24 marzo 2018

Honda Africa Twin Adventure Sports 2018: test ride.

Honda Africa Twin Adventure Sports 2018: dopo 30 anni il mito si rinnova.

Ride by wire, cambio a doppia frizione DCT con più mappe e altre diavolerie elettroniche facilitano la vita al motociclista moderno.

Certo che si tratta sempre di una moto da 95 cv per 243 kg quindi lasciate le acrobazie che vedete sulle riviste specializzate ai piloti esperti che corrono nei rally.

Inizio la prova con la spiegazione, da parte del concessionario, delle varie modalità del cambio a doppia frizione.

Faccio finta di aver capito tutto e mantenendo in equilibrio la moto in punta di piedi (meglio essere più alti di 1,75 m altrimenti... ) apro il gas.

La frizione automatica stacca regolare e l'equilibrio anche alle basse velocità è molto buono. 
Molto diretta l'apertura del gas: basta ruotare di un po' il comando del gas e, complice anche il motore che pare abbia delle basse inerzie interne,  la moto scatta velocemente in avanti infilando una marcia dietro l'altra (mappa drive).

Alla prima rotatoria la moto scende in piega naturalmente senza opporre resistenza: il baricentro alto aiuta. 
Provo un tornante a bassa velocità: il cambio DCT non si confonde e mantiene innestato il rapporto giusto per tutta la percorrenza di curva.

Nelle mappe sport il motore prende tutti i giri: il rumore del motore si fa sentire forse anche troppo, ma sembra che a molti piaccia proprio così.

Buona la protezione aerodinamica: il serbatoio maggiorato ripara le gambe; se dovessi comprarla monterei però un deflettore in aggiunta al cupolino di serie.

Alla fine,  perso tra le varie mappe,  decido di prendere il comando io ed utilizzo la cambiata manuale (ci sono due pulsanti al manubrio per salire o scendere di rapporto): veramente divertente soprattutto la scalata che,  ai rapporti più bassi,  é accompagnata da una piacevole sgasata tipo doppietta.

Riconsegno la moto al concessionario Sembenini.
Scatto la foto di rito in sella alla moto sotto un raggio di sole: sono a Trento nord ma la mente vede il sole del deserto...
Potenza del marketing... 


Politiche 2018: trattative in corso...

Si tratta per formare il governo... 

Nella classifica manca un movimento di maggioranza o no?

La predica di domenica 25 marzo 2018.

Rovigno. 

Appena la folla si accorgerà che Gesù non è il messia di forza, il messia di potere, ma che è venuto ad inaugurare il regno di Dio, questo messia sarà inutile.
Ecco perché la stessa folla che lo ha acclamato con “Osanna”, sarà quella che poi griderà “Crocifiggi!”

Il Vangelo e la predica completa nel seguito.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 11, 1-11)

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».

Lettura del Vangelo che precede la processione delle palme. 

La Domenica delle Palme fa sorgere spontaneo l’interrogativo: come è stato possibile che la folla che ha accolto osannante Gesù al suo ingresso a Gerusalemme sia la stessa che poi griderà “Crocifiggi”?
Il perché ce lo dice Marco nei primi undici versetti del capitolo 11 del suo vangelo, che riguardano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Gesù e i suoi discepoli sono vicini a Gerusalemme verso il monte degli Ulivi, e Gesù mandò due dei suoi discepoli nel villaggio di fronte. Il termine “villaggio” è un termine tecnico che nei vangeli indica sempre incomprensione o opposizione alla novità portata da Gesù.
Perché il villaggio è il luogo della tradizione. E’ il luogo attaccato ai valori tradizionali del passato. E quindi quando appare nei vangeli il termine “villaggio” è una chiave di lettura che l’evangelista ci da per farci comprendere la sua narrazione e indica sempre incomprensione o opposizione a quello che Gesù farà, come vedremo in questo brano.
“«Entrando in esso troverete un …»”- non è puledro, ma asinello, ed è importante l’esatta traduzione di questo termine – “«… legato»”. Il riferimento dell’evangelista è al profeta Zaccaria, al capitolo 9, versetto 9, una profezia nella quale il profeta indicava “ecco a te viene il tuo Re”, a Gerusalemme, “egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”. E’ l’immagine di un messia diverso da quello atteso dalla tradizione.
Dobbiamo tenere presente che la cavalcatura regale era la mula. L’asino era la cavalcatura dei servi. Quindi un messia, un re, completamente diverso da quello atteso. Ebbene questo messia, dice Zaccaria, “è quello che farà sparire il carro da guerra e annuncerà la pace alle nazioni”. Quindi non un messia di violenza, un messia di potere, un messia di forza, ma un messia di pace. Questa profezia era stata come ignorata e censurata. Nella selezione dei testi rabbini e scribi avevano scelto soltanto quei brani che indicavano un potere, una forza, un dominio, una supremazia di Israele sopra tutte le altre nazioni.
Ebbene Gesù dice “«Slegatelo e portatelo qui»”, cioè slegate questa profezia. I discepoli devono constatare che la figura di messia proposta da Gesù corrisponde ai dati della scrittura. “«E se qualcuno vi dirà: ‘Perché fate questo?’, rispondete …»”, non è “il Signore ne ha bisogno, ma “«…il suo padrone ne ha bisogno»”. L’asinello appartiene a Gesù perché sarà lui che realizzerà questa profezia. Lo slegano e lo portano a Gesù. Portarono l’asinello a Gesù, “vi gettarono sopra i loro mantelli”, quindi i discepoli danno adesione a Gesù come re e messia di pace, di servizio.
“Ed egli vi …”, non è salì sopra, ma vi sedette sopra. Gesù vi si installa. Come poi lui sarà presentato seduto alla destra di Dio, qui seduto sopra questo asinello, significa che questa profezia di un messia di pace, di un messia di servizio, gli è propria. “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada”. Altri invece fanno il gesto che era tipico di sottomissione al re (stendere le fronde dei campi). Quindi c’è un’incomprensione sul gesto di Gesù.
E infatti, scrive l’evangelista, che Gesù si trova in mezzo a due fuochi. Lui che era stato presentato al capitolo 10, versetto 32, all’inizio di questo cammino verso Gerusalemme, come colui che precedeva i suoi discepoli, adesso non è più Gesù ad indicare il cammino. L’evangelista scrive “Quelli che precedevano”, sono altri che indicano il cammino, che vogliono che Gesù realizzi i loro desideri. “Quelli che lo seguivano, gridavano”.
Il verbo gridare è stato adoperato dall’evangelista sia per gli spiriti impuri che per il cieco di Gerico che hanno quest’immagine del messia della tradizione, del messia figlio di Davide. Infatti cos’è che gridano? “«Osanna!»”, espressione ebraica che significa “dai, salvaci” e il salmo 118 che veniva cantato per celebrare i generali vittoriosi, “osanna, salvaci”.
“«Benedetto il regno che viene»”, ecco l’equivoco. Questo regno non è in alcun modo il regno di Dio proposto da Gesù, ma l’evangelista scrive “«del nostro padre Davide»”. Mentre Gesù ha parlato del vostro padre del cielo, loro attendono il regno del “nostro padre Davide”. Cosa significa il regno di Davide? Il regno di un dominatore che cambia tutto con la forza e che schiaccia ogni resistenza. Quindi un regno che si impone con la forza, con la violenza.
Gesù invece è venuto ad annunziare il regno di Dio. Un regno che, per la sua realizzazione, esige il cambiamento interiore e profondo dell’intimo delle persone. Un cambio di valori: non vivere più per sé, ma per gli altri. Quindi il regno di Dio esige la conversione, l’altro esige la forza. Ecco perché poi continuano chiedendo: “«Osanna»”, cioè salvaci, “«nel più alto dei cieli!»” Cioè chiedono l’appoggio di Dio per realizzare questo progetto.
Appena la folla si accorgerà che Gesù non è il messia di forza, il messia di potere, che lui non è venuto a restaurare il defunto regno del re Davide, ma ad inaugurare il regno di Dio, questo messia sarà inutile.
Ecco perché la stessa folla che lo ha acclamato con “Osanna”, sarà quella che poi griderà “Crocifiggi!”

martedì 20 marzo 2018

La Vigolana il 20 marzo 2018.

La Vigolana è una montagna delle Prealpi Venete che si trova in Trentino e comprende i comuni di Altopiano della Vigolana, Folgaria e Besenello che ne "detiene" la parte maggiore con la Scanuppia e Mosna. Wikipedia

venerdì 16 marzo 2018

La predica di domenica 18 marzo 2018.

Trento, via S. Pietro. 
La persona si realizza nella misura in cui ha la capacità di donarsi agli altri. Dare non è perdere, ma è guadagnare. La vita si possiede nella misura in cui si dà.
Allora chi pensa soltanto per sé finisce col perdersi; chi invece non pensa solo a sé stesso, questo si realizza per sempre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12, 20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

La predica. 

L’evangelista, nel brano del capitolo 12, versetti 20-33, presenta il primo e unico contatto di Gesù con degli stranieri. Sono dei greci che sono saliti a Gerusalemme per andare al tempio per la festa della Pasqua, ma incontrano Gesù. Gesù è il vero santuario nel quale si irradia l’amore divino.
E il brano è la risposta all’allarme scatenatosi tra i Farisei che si sono chiesti tra loro: “Vedete che non concludete nulla? Ecco il mondo gli è andato dietro”. Ed ecco la risposta: è il mondo che va dietro a Gesù.
L’evangelista scrive che “Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano alcuni greci”, greci è un termine con il quale si indica genericamente i pagani. E qui c’è tutta una strana trafila. “Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea”, perché fanno per avvicinarsi a Gesù, che era ebreo, una garanzia di apertura, e vanno da un discepolo che ha un nome greco, che significa una mentalità aperta, e che era di un luogo di confine dove quindi i costumi erano meno rigidi che nell’istituzione religiosa giudaica. “E gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù»”.
Questa è la risposta a quello che disse Gesù, “chi vede il figlio e crede in lui abbia la vita eterna”, che non è soltanto un vedere, ma è vedere per conoscere e poi credere. Ebbene Filippo non va direttamente da Gesù, ma va da Andrea, l’altro dei discepoli che ha un nome greco. Questo fa capire le difficoltà della primitiva comunità di aprirsi all’universalismo proposto da Gesù.
E infine “Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù”. La risposta di Gesù sembra fuori luogo, sembra che non c’entri niente con questa richiesta. Infatti “Gesù rispose loro: «E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato»”. Perché Gesù dà questa risposta al desiderio dei greci di vederlo? Perché Gesù sta parlando della sua morte, e sulla croce si manifesterà la condizione divina di Gesù. E quindi Gesù dice che quando lui sarà morto il suo amore sarà compreso universalmente.
Perché? Mentre una dottrina dipende dal contesto culturale, dalle sue formulazioni storiche, l’amore è il linguaggio universale che tutti possono comprendere. E l’amore di Dio manifestatosi in Gesù sulla croce sarà l’unico linguaggio che tutta l’umanità può comprendere. Quindi la risposta di Gesù, anche se apparentemente fuori luogo, invece è in tono.
Verrà il momento in cui tutti quanti comprenderanno il linguaggio universale, che è quello dell’amore. E qui Gesù, parlando della sua morte, ma anche della morte di ogni persona, manifesta un’importante verità. “«In verità, in verità»”, la doppia affermazione “in verità”, significa che Gesù sta dicendo qualcosa di sicuro, qualcosa di molto vero, “«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo»”.
Il chicco di grano ha dentro di sé delle energie che hanno bisogno di trovare l’ambiente ideale per liberarsi e sprigionarsi. Se rimane solo tutto questo non ha effetto. L’evangelista qui fa comprendere che in ogni persona ci sono delle capacità e delle potenzialità che gli sono sconosciute e che si liberano soltanto attraverso di sé. E Gesù aggiunge, “«Se invece muore, produce molto frutto»”.
Gesù getta una luce molto positiva sul fatto della morte. In ogni persona c’è un’energia vitale che attende di manifestarsi in una forma nuova e la morte è il momento che permette tutto questo. Quindi la morte non imprigiona l’uomo, ma lo libera. La morte non diminuisce l’individuo, ma lo potenzia. La morte non confina l’esistenza della persona, ma la dilata.
In ogni persona ci sono delle potenzialità che soltanto nel momento della morte si possono liberare e fiorire. Quindi Gesù toglie dal fatto della morte qualunque elemento negativo, di distruzione, per parlarne invece come di fioritura di vita, per la vita delle persone.
E Gesù dà questo importante criterio su questo fatto del chicco che deve farsi dono per potersi sviluppare. “«Chi ama la propria vita la perde e chi odia …»”, era tipico della mentalità ebraica parlare di amore e odio nel senso comune di “preferire” che noi usiamo abitualmente. Quindi non si tratta di odiare qualcosa, ma di preferire o meno. Allora Gesù sta dicendo “chi ama la propria vita”, cioè chi pensa soltanto a sé stesso – questo è il significato – si perde. La persona si realizza nella misura in cui ha la capacità di donarsi agli altri. Dare non è perdere, ma è guadagnare. La vita si possiede nella misura in cui si dà.
Allora chi pensa soltanto per sé finisce col perdersi; chi invece non pensa solo a sé stesso, questo si realizza per sempre. Qui Gesù torna di nuovo sul tema che a lui è caro, la vita eterna, non considerata come un premio al futuro, ma come una possibilità nel presente.
E Gesù continua: “«Se uno mi vuole servire»”, il verbo “servire”, indica una scelta libera di collaborazione con Gesù, “«mi segua e dove sono io…»”, Gesù finirà sul patibolo riservato ai maledetti dalla società, ai rifiutati dalla società, “«là sarà anche il mio servitore»”. Non si può servire Gesù stando a distanza di sicurezza. Se si segue Gesù bisogna essere capaci anche di affrontare le inevitabili sofferenze e persecuzioni che vivere come lui ha comportato.
Ma, conclude Gesù, “«Se uno serve me, il Padre lo onorerà»”, quindi alla croce, che è il massimo disonore, corrisponde il massimo onore, quello del Padre. E come onora il Padre l’individuo? Manifestandosi in lui. Più l’uomo si dona, più la presenza del Padre si manifesta in lui. Ed ecco che ogni individuo, non solo Gesù, diventa l’unico verso santuario dal quale si irradia e si manifesta l’amore di Dio per l’umanità.

mercoledì 14 marzo 2018

Il progetto per la Masera nel 2006...

La ex Masera: un problema che si trascina da molti anni.
Nel 2006 la Provincia pensava di ristrutturarla...

È in piedi dal 1925, ma secondo alcune voci di corridoio, sembra vicina la sua demolizione: questa è la decisione della Giunta Rossi.
Nel 2006, sotto la giunta Dellai, sembrava finalmente vicina una soluzione che prevedeva una ristrutturazione della Masera sostenuta interamente dalla PAT per un costo previsto di 12 milioni di euro.
Si pensava di dedicarla a Centro professionale. I lavori, trovate le coperture finanziarie, sarebbero dovuti terminare nel 2011...

Nel seguito l'estratto della risposta dell'assessore Silvano Grisenti ad una interrogazione che chiedeva lumi in merito al progetto ex Masera.

Trento, 7 dicembre 2006

Prot. n. 3382/05-A021

OGGETTO: Risposta all’interrogazione n. 1810 

Corrispondendo al punto a) dell’interrogazione, relativamente allo stato dell’arte per quanto concerne le fasi progettuali all’ex Macera in C.C: di Levico, destinato ad ospitare il Centro di formazione professionale – settore cura della persona (corsi per parrucchieri ed estetisti), il Servizio Edilizia Pubblica ha ultimato il progetto preliminare.
Tale progetto prevede la ristrutturazione del corpo principale ex Macera (p.ed. 1832 – edificio A in planimetria), la sistemazione del relativo corpo secondario ubicato sulla p.ed. 3050/2 – edificio C in planimetria), il riadattamento dell’immobile ex Seval (p.ed. 1789 – edificio B in planimetria), nonché la completa sistemazione degli esterni (parcheggi, aree di gioco e sportive all’aperto, verde, viabilità interna) facenti parte della pp.ff. 1640.
Per una maggior comprensione dell’insieme si allega planimetria generale del progetto.
L’anzidetto immobile ex Seval sito sulla p.ed. 1789 (proprietà Società Stet s.p.a.) è stato recentemente acquisito dalla PAT con una spesa di complessivi Euro 1.190.908,13 (vedi delibera G.P. n. 2816 d.d. 22.12.2005).
Il progetto preliminare in parola soddisfa ora pienamente a tutte le esigenze didattiche e logistiche del Centro di formazione professionale; è stato anche avvallato dal parere favorevole del competente Servizio per lo sviluppo e l’innovazione del sistema scolastico e formativo, espresso con nota di data 21 marzo 2006.
E’ in fase conclusiva l’elaborazione, da parte del Servizio Edilizia Pubblica, del progetto definitivo di ristrutturazione del compendio così come sopra descritto.
Sono in fase di predisposizione le richieste per ottenere le autorizzazioni relative ai nuovi accessi sulla strada provinciale n. 288, all’interesse storico/artistico della p.ed. 1789, alla conformità urbanistica in deroga alla destinazione di zona per quanto concerne l’immobile ex Seval.
I tempi per l’avvio dei lavori e l’attuazione dei progetti (punto b) dell’interrogazione), sono evidentemente connessi alla disponibilità delle risorse finanziarie sul Capitolo 157700/000.
Il costo, stimato su base parametrica, per la ristrutturazione complessiva del compendio immobiliare ex Macera ed adiacente immobile ex Seval è stato quantificato, con riferimento al progetto definitivo di cui al precedente punto a), in Euro 12.000.000 circa.
Qualora, a partire dagli anni 2007/2008, tali risorse si rendessero disponibili sull’anzidetto Capitolo di competenza del Servizio per l’innovazione e lo sviluppo del sistema scolastico e formativo (Servizio questo competente in materia di pianificazione finanziaria degli interventi di edilizia scolastica), il Servizio Edilizia Pubblica potrebbe realisticamente garantire, sulla base delle azioni progettuali finora poste in atto, la seguente tempificazione operativa dell’intervento:
* anni 2007/2008: - acquisizione autorizzazioni e pareri necessari per la realizzazione dell’opera;
- approvazione determina per finanziamento opera sulla base del progetto definitivo in fase di avanzata ultimazione;
- elaborazione ed approvazione progetto esecutivo;
- gara di appalto;
- avvio lavori;
* anno 2011: ultimazione lavori;
Infine, corrispondendo al punto c) dell’interrogazione, si comunicano i costi fin qui sostenuti per l’acquisizione e la manutenzione del compendio immobiliare nonché per i diversi progetti susseguitisi.
La tabella che dettagliata i costi è riportata nell'immagine all'inizio.

sabato 10 marzo 2018

ACCORDO PAT - Comune di Levico: ex Cinema - Masera


Nel seguito si riporta un estratto dell'accordo che inciderà in maniera significativa sull'assetto urbanistico di Levico Terme; saranno interessati tre compendi immobiliari storici:
- edificio ex Cinema
- compendio immobiliare ex scuole
- compendio ex Masera.

ACCORDO TRA  LA PROVINCIA  AUTONOMA  DI  TRENTO E  IL  COMUNE  DI  LEVICO Comune  di  Levico FINALIZZATO  ALLA  RIQUALIFICAZIONE  URBANISTICA   DEI  COMPENDI  EX CINEMA,  LA  MASERA  E  SCOLASTICO   SITI  NEL  COMUNE  DI  LEVICO

Omissis..
le Parti rispettivamente assumono i seguenti impegni:
1.1 Il Comune di Levico necessita di trasferire e unificare i propri uffici in una nuova sede, dimensionalmente adeguata e meglio collocata nel contesto urbano, per fornire alla cittadinanza un servizio più funzionale ed efficiente. Quale soluzione ottimale per ospitare il nuovo municipio è stato individuato iI compendio “ex cinema” (pp.edd. 46/1, 46/5, 46/6 e p.f. 114 in C.C. Levico), immobile di proprietà comunale da tempo in attesa di valorizzazione.
1.2 Su detto compendio la PAT, avvalendosi di Patrimonio del Trentino spa, realizzerà a proprie cura e spese, compatibilmente con le risorse disponibili sul bilancio provinciale ovvero attraverso l’inserimento dell’opera nel Piano di attività di Patrimonio del Trentino, il nuovo municipio, condividendone la progettazione con l’amministrazione comunale. L’immobile resterà di proprietà comunale senza che alcunché sia dovuto all’amministrazione provinciale o alla PdT a titolo di rimborso o indennizzo.
1.3 Le parti declinano quanto concordato sopra mediante i seguenti adempimenti di indirizzo condivisi:
Azioni Tempistiche
Progettazione del nuovo municipio: 200 gg
Approvazione progetto, finanziamento e svolgimento delle procedure di gara previo ottenimento del titolo edilizio:120 gg
Verifiche amministrative di rito e formalizzazione del contratto di appalto: 40 gg
Ultimazione delle opere (indicativa dei limiti massimi su cui tarare il cronoprogramma dei lavori) e consegna dello stabile (tempi dall’aggiudicazione): 450 gg
2.1 Quale forfettario contributo spese per la realizzazione della nuova sede municipale, il Comune trasferirà alla Provincia autonoma di Trento (o direttamente alla Patrimonio del Trentino in caso di specifica indicazione da parte della PAT) l’ex compendio scolastico medie – elementari (pp.edd. 1805, 1806, 3051 e p.f. 1225/1 in C.C. Levico), affinché la PAT, eventualmente tramite PdT, lo adibisca a sede unica degli istituti ad indirizzo alberghiero presenti sul territorio del Comune di Levico, ad oggi divisi tra il Comune di Levico medesimo ed il Comune di Roncegno.
2.2 Il trasferimento di proprietà dell’ex compendio scolastico avverrà in concomitanza con l’indizione della gara per l’affidamento dei lavori di realizzazione dl nuovo municipio; l’immissione in possesso tuttavia avverrà al termine dei lavori stessi. Le tempistiche di attuazione dell’intervento dovranno essere tali da garantire la non interruzione dei servizi al pubblico, se non per i periodi eventualmente indispensabili alle operazioni di trasloco. Gli edifici verranno trasferiti dal Comune nello stato di fatto in cui si trovano: degli eventuali lavori di adeguamento necessari al futuro utilizzo si farà esclusivo carico la PAT, eventualmente avvalendosi di PdT.
3.1 In merito al compendio “La Masera” (p.ed. 1832 e pp.ff. 1640/1, 1640/2, 1640/3, 8411, 8412 in C.C. Levico), la Provincia autonoma di Trento e il Comune di Levico concordano sulla opportunità di:
− dar corso tempestivamente alla riqualificazione urbanistica ed ambientale del compendio immobiliare, nella logica di promuoverne la sua valorizzazione addivenire al processo di riqualificazione di cui al punto precedente ad opera di PdT, attraverso la demolizione dei manufatti, oggi non più utilizzabili e caratterizzati da obsolescenza e degrado per quanto riguarda gli aspetti strutturali, energetici e di finitura, e il conseguente ripristino ambientale;
− garantire l’equilibrio economico e finanziario di Patrimonio del Trentino SpA mediante il ricorso allo strumento del credito edilizio e/o urbanistico, nelle forme e nei modi qui di seguito definiti.
3.2 Il Comune di Levico, su iniziativa e in stretta collaborazione con PdT, si impegna alla tempestiva stesura e approvazione di una variante al Piano regolatore generale per il compendio “ex Masera” nella logica di garantire in via perequativa / compensativa soluzioni urbanistiche compatibili con la pianificazione locale ed adeguate che garantiscano alla Patrimonio del Trentino SpA, quale braccio operativo della PAT, l'equilibrio economico finanziario dell'operazione di demolizione e riqualificazione del compendio. La variante in questione dovrà conformarsi ai principi legislativi contemplati negli artt. 25, 27 e 111 della Legge provinciale 15/2015 dovendo trattare, attraverso l'istituto della compensazione urbanistica, la collocazione territoriale di diritti edificatori nella forma di credito edilizio da utilizzare nelle aree destinate ad insediamento per ristorare l'avvenuta demolizione dell'edificio incongruo. Per il riconoscimento del credito edilizio la variante al PRG dovrà avvalersi di perizia asseverata redatta da professionisti abilitati, secondo principi di proporzionalità e di congruità e tenendo conto del rapporto costi-benefici connessi con la realizzazione degli interventi di trasformazione eseguiti. Si evidenzia che il processo volto al riconoscimento del credito edilizio dovrà seguire scrupolosamente i principi dell'estimo e le valutazioni dovranno essere effettuate con criteri oggettivi e ripercorribili facendo riferimento ai valori espressi dai borsini immobiliari maggiormente accreditati e alle consolidate analisi e perizie tecnico-estimative condotte dall'amministrazione comunale di Levico su posizioni analoghe. Il rapporto peritale volto alla determinazione del credito edilizio dovrà altresì tenere in considerazione le caratteristiche intrinseche ed estrinseche degli areali di partenza ed atterraggio, gli oneri sopportati da Patrimonio del Trentino SpA per le opere di demolizione e ripristino del sito, gli equilibri di bilancio di Patrimonio del Trentino SpA e dovrà trovare condivisione tra i tecnici all'uopo nominati dalle parti in causa. Il credito edilizio potrà trovare collocazione entro il territorio comunale secondo le modalità definite dallo strumento urbanistico vigente.
3.3 Appena la variante sarà approvata in prima adozione, PdT inizierà le procedure di progettazione e appalto per provvedere a propria cura e con oneri a carico del proprio bilancio alla demolizione degli edifici esistenti, ripristinando il terreno in modo da realizzare temporaneamente uno spazio aperto, in gestione al Comune, che diventi punto di aggregazione per la cittadinanza sin tanto che non inizieranno gli interventi edificatori.
3.4 Le parti declinano quanto concordato sopra mediante i seguenti adempimenti di indirizzo condivisi:
Azioni Tempistiche
Redazione condivisa della proposta di variante urbanistica: 90 gg
Approvazione in prima adozione della variante: 30 gg
Progettazione dell'intervento demolitorio e di ripristino dell’area: 120 gg
Approvazione progetto di demolizione, finanziamento e svolgimento delle procedure di gara previo ottenimento del titolo edilizio: 120 gg
Verifiche amministrative di rito e formalizzazione del contratto di appalto: 40 gg
Ultimazione delle opere e costituzione del credito edilizio con iscrizione in apposito registro: 180 gg
Immissione in temporaneo possesso del sito dell'amministrazione comunale dopo l'ultimazione delle opere di demolizione e ripristino: 1 mese dalla fine lavori
La progettazione degli interventi demolitori e di ripristino dovrà essere condivisa dall'amministrazione comunale di Levico la quale, nel caso in cui occorrano atti formali di approvazione, si impegna sin d’ora a garantire il rispetto del crono programma di cui sopra. Particolare attenzione dovrà essere riservata alla riprofilatura e livellamento del sito per consentirne il temporaneo utilizzo pubblico, precisando che eventuali interventi di arredo urbano non sono oggetto del presente accordo.
3.4 La Patrimonio del Trentino Spa avrà facoltà di prospettare possibili soluzioni relative alla collocazione dei diritti edificatori nella forma di credito edilizio; tali soluzioni dovranno essere congrue rispetto ai principi ispiratori contemplati nella Legge provinciale 15/2015 e dovranno trovare condivisione in termini di corretta e congrua pianificazione locale da parte dell'amministrazione.
4.1 Le parti stabiliscono che l’eventuale definizione di aspetti puntuali e operativi, nell’ambito dell’attuazione dell’oggetto del presente Accordo, avverrà in forma scritta tramite scambio di corrispondenza, anche direttamente tra il Comune e PdT. Resta esclusiva facoltà della PAT disciplinare con separato atto, anche unilaterale, il proprio avvalersi di PdT, ampliandone o riducendone l’ambito di intervento rispetto a quanto sopra previsto.
4.2 Il presente accordo ha durata 3 (tre) anni a decorrere dalla data di sottoscrizione, salvo proroga nel caso in cui non tutti gli interventi siano stati portati a termine.
4.3 Il presente accordo amministrativo non è soggetto a registrazione fiscale ai
sensi dell'art. 3 della tabella allegata al D.P.R. n. 131 del 26.10.1986

La predica di domenica 11 marzo 2018.

Lungo la strada della Val Careta sopra Caldonazzo. 
La vita eterna non è, come insegnavano i farisei, un premio futuro per la buona condotta tenuta nel presente, ma una qualità di vita già nel presente. E si chiama “eterna” non tanto per la durata senza fine, ma per la qualità indistruttibile.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3, 14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia in-nalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La predica.
Nel dialogo con il fariseo Nicodemo, capo dei Giudei, Gesù si rifà ad un episodio conosciuto della storia di Israele contenuto nel Libro dei Numeri.
Al capitolo 3, versetto 14 l’evangelista scrive: “«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto»”; i serpenti erano stati inviati da Dio per castigare il popolo secondo lo schema classico di “castigo-salvezza/perdono”. In Gesù invece c’è soltanto salvezza.
“«Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo»”, Gesù si riferisce alla sua futura morte in croce e parla del Figlio dell’uomo, cioè l’uomo che ha la pienezza della condizione divina.
“«Perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»” - credere nel Figlio dell’uomo significa aspirare alla pienezza umana che risplende in questo figlio dell’uomo.
Per la prima volta appare in questo vangelo un tema molto caro all’evangelista, cioè quello della vita eterna. La vita eterna non è, come insegnavano i farisei, un premio futuro per la buona condotta tenuta nel presente, ma una qualità di vita già nel presente. E si chiama “eterna” non tanto per la durata senza fine, ma per la qualità indistruttibile.
E questa vita eterna non si avrà in futuro, ma si ha già. Chiunque da adesione a Gesù, quindi aspira alla pienezza umana che risplende in Gesù.
“«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito»”, il Dio di Gesù non è un Dio che chiede, ma un Dio che offre, che arriva addirittura a offrire se stesso. “«Perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»”.
La vita eterna non si ottiene, come insegnavano i farisei, osservando la legge, cioè un codice esterno all’uomo, ma dando adesione al Figlio dell’uomo. E Gesù appare qui come il dono dell’amore di Dio per l’umanità. Dio è amore che desidera manifestarsi e comunicare. E Gesù è la massima espressione di questa manifestazione e comunicazione di Dio. “«Dio infatti non ha mai mandato il Figlio nel mondo per condannare»”, anche se il verbo qui non è condannare, ma “«giudicare il mondo»”.
Di nuovo qui Gesù sta parlando con un fariseo, demolisce le attese di un messia giudice del popolo. Quindi il Figlio non è venuto per giudicare il mondo, “«ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»”. Dio è amore e in lui non c’è né giudizio né condanna, ma c’è soltanto offerta di vita.
“«Chi crede in lui non è giudicato»”, chi crede in lui non va incontro a nessun giudizio, “«ma chi non crede è già stato giudicato»”. E’ l’uomo che si giudica. E vediamo perché … “«Perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio»”. E’ l’uomo che si giudica rifiutando l’amore che Dio gli offre; colui che agisce contro la vita rimane nella morte.
E infatti Gesù continua, “«E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo»”, la luce è immagine della vita, “«ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce perché le loro opere erano malvagie»”. Chi opprime gli uomini non accetterà mai un messaggio che lo porterà poi a servire. Ma quello che è importante è che qui Gesù si riferisce – e sta parlando a un fariseo, all’osservante della legge, della dottrina – alle opere, non al credo o all’ortodossia.
Non è la dottrina che separa da Dio, ma la condotta. Per questo Dio non offre dottrine, ma pienezza di vita. “«Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate»”. Gesù si rifà a quella che è l’esperienza comune. Il delinquente, chi agisce male, non ama i riflettori, non ama la luce, ma si rintana nelle tenebre. Ebbene di fronte a un’offerta di pienezza di luce, chi fa il male si rintana ancora di più nelle tenebre e ne rimane intrappolato.
“«Chi invece fa la verità…»”. In contrapposizione a fare il male, Gesù parla di “fare la verità”. La verità non va creduta, diventando una dottrina, ma va fatta. Ecco perché Gesù in questo vangelo non dirà che lui ha la verità, ma che lui è la verità. Chi ha la verità, in base a questa verità, a questa dottrina, si sente in grado di giudicare, condannare e dividersi dagli altri, a differenza di chi è nella verità. Cosa significa invece “essere nella verità?”
Se è in contrapposizione con il “fare il male”, essere nella verità significa “fare il bene”, inserirsi nel dinamismo creatore di Dio che ama la sua creatura e vuole che il bene della sua creatura, il bene dell’uomo, sia il valore più importante nell’esistenza dei suoi figli. Quindi “«chi fa la verità»”, significa colui che ha messo il bene dell’uomo come valore principale della sua esistenza, “«viene verso la luce»”, più si ama e più la persona diventa luminosa perché risplende la stessa luce di Dio. “«Perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio»”.
Le sue opere sono fatte in Dio perché Dio è colui che fa il bene dell’uomo. Quindi invita a fare la verità, a inserirsi nel suo stesso dinamismo creatore che mette il bene dell’uomo come valore assoluto. Chi ha la verità si divide dagli altri; chi è nella verità si unisce e comunica vita a tutti quanti.

mercoledì 7 marzo 2018

Serve un misuratore della qualità dell'aria a Levico?

Nella seduta del Consiglio Comunale del 6 marzo 2018 si è parlato anche di rilevatori della qualità dell'aria... ed effettivamente l'ambiente si è subito riscaldato.

Un ordine del giorno, presentato dal Movimento 5 S, prevede l'impegno del Comune ad acquistare n.3 rilevatori di una ben determinata marca e modello. Questo per avere un monitoraggio della qualità dell'aria nella zona di Levico.

Il sindaco controbatte che il modello proposto è adatto solo per interni; ciò è stato verificato anche con i funzionari della PAT.
Quindi l'ordine del giorno, appurato che non si può modificare in corsa, non si può votare positivamente.

Il consigliere Lancerin afferma di non capire la richiesta di Dal Bianco: perché ci vuole un rilevatore a Levico?
Espone il suo pensiero con un originale sillogismo:
l'aria inquinata sale da Borgo verso Levico,
a Novaledo c'è un rilevatore,
quindi non serve un rilevatore a Levico.

Concordiamo su una certa affinità tra il metodo filosofico e quello scientifico, ma qui ci piacerebbe tenere distinti gli ambiti.

La risposta del filosofo Beniamino al sillogismo di Lancerin:
"Se l'aria inquinata viene da Borgo verso Levico passa anche da Novaledo,
ma se l'aria inquinata parte da Levico, non è detto che passi da Novaledo, tanto per farsi misurare... potrebbe anche andare verso Caldonazzo!!!
Pare inoltre che a Levico, ad esempio, ci sia qualche fornasela a legna in più che a Novaledo.
Quindi ci vuole un rilevatore anche a Levico."

Il consigliere Andreatta precisa che ci vogliono persone esperte e metodologie di rilevazione certificate. Uno strumento professionale costa ben di più del modello proposto.
Piuttosto si potrebbe chiedere ad Appa di installare un suo rilevatore.

Impegno x Levico propone di modificare l'odg rendendolo più generico con una valenza più politica, ma il regolamento non lo consente; visto che l'argomento è delicato ed importante, suggerisce una commissione apposita per studiare il problema rilevazione inquinamento a Levico.

Noi la pensiamo così.
Levico ha bisogno di un monitoraggio della qualità dell'aria per i seguenti motivi:
- le caratteristiche morfologiche della valle e i fenomeni di inversione termica localizzati richiedono delle misure puntuali anche a Levico; non basta la misurazione a Novaledo;
- il traffico sulla SS47, sorgente di emissioni lineare, contribuisce in misura importante all'apporto di pm 10;
- non sono chiari gli effetti delle sorgenti emissive puntuali inquinanti (acciaieria ecc...) dislocate in Valsugana sulla qualità dell'aria a Levico;
- non sono trascurabili neanche le sorgenti emissive diffuse rappresentate dalle stufe a legna: basta un combustibile non conforme o una canna fumaria sporca per incrementare notevolmente l'effetto inquinante.

Per quanto sopra siamo quindi del tutto favorevoli alla proposta di un monitoraggio serio della qualità dell'aria a Levico Terme.

lunedì 5 marzo 2018

Sbagliano gli elettori o i partiti?

Che utilità hanno, ai fini di un dibattito politico che si proponga di analizzare i risultati elettorali, quelle considerazioni del tipo "gli italiani hanno votato il partito sbagliato", esternazioni di chi ha perso o non ha vinto abbastanza?

Non è l'elettore che ha sbagliato a votare ma è il partito che non ha saputo intercettate le aspettative dell'elettore o che comunque non è riuscito a spiegare abbastanza il suo programma elettorale.

Questo vale per tutti i partiti e i movimenti politici; il consenso elettorale bisogna saperlo meritare: si chiama democrazia.

Tale comportamento ricorda quell'imprenditore che giustificava il fallimento della sua azienda con il fatto che i suoi clienti non erano in grado di apprezzare i suoi prodotti...

sabato 3 marzo 2018

SAVE the Masera: il video di come potrebbe diventare...


L'associazione Colle delle Benne organizza per il giorno mercoledì 7 marzo, ad ore 20.30 in sala consiliare, una serata dedicata alla presentazione della tesi di laurea dell'ing. Federico Dallago.

https://www.facebook.com/events/2114705032097120/

Nella tesi potrete trovare dati storici, foto degli interni  come si trovano allo stato attuale, progetto di consolidamento della struttura, particolari costruttivi della carpenteria metallica, rendering degli interni e dell'esterno e molto altro.

In esclusiva per la pagina SAVE the Masera pubblichiamo un video inedito che mostra come saranno gli esterni a progetto realizzato.

La predica di domenica 4 marzo 2018.

Barco di Levico. 

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete...
... disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Mi viene in mente come vengono vissute, da molti, le festività religiose nel nostro tempo...

Il Vangelo e la predica nel seguito.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2, 13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo

La predica.

Mentre i profeti, denunciando un culto ipocrita, auspicavano una purificazione del tempio di Gerusalemme, Gesù va al di là. Gesù non è venuto per purificare, ma per eliminare . Gesù abolisce il tempio di Gerusalemme.
E' quanto ci scrive Giovanni nel capitolo 2 dal versetto 13 al 25. Leggiamolo. “Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei”. L'evangelista anziché definirla, come giustamente doveva fare, “la Pasqua del Signore, così la Pasqua è chiamata nel Libro dell'Esodo, la chiama “Pasqua dei Giudei”. Perché? La Pasqua non è più erede di quella costituita nell'Esodo, in quanto è divenuta una festa propria del regime giudaico. I giudei in questo vangelo indicano i capi del popolo, non la popolazione stessa.
La Pasqua è divenuta uno strumento di domini o e di oppressione da parte delle autorità religiose. E' una Pasqua a beneficio della casta sacerdotale al potere che inganna il popolo, in nome di Dio, per i propri interessi. Quindi la festa religiosa si era trasformata per le autorità religiose in una occasione di guadagno. Ecco perché è la festa dei Giudei e non la Pasqua del Signore, la festa del popolo.
“E Gesù salì a Gerusalemme”. Gerusalemme in occasione della Pasqua triplicava i suoi abitanti. “Trovò nel tempio … “, ecco nel tempio non trova gente in adorazione, gente in preghiera, ma trova soltanto mercato, interesse, perché il vero Dio del tempio è la convenienza. Infatti dice che “trovò nel tempio venditori di buoi”. L'evangelista comincia dagli animali di stazza più grande, poi “pecore e colombe, e là seduti ..”, seduti ha il significato di “installati”, “i cambiavalute”.
Ecco il Dio del tempio, il denaro. Tutto verte sulla convenienza, sull'interesse. E questo a favore della casta sacerdotale al potere che gestiva il tempio. “Allora fece una frusta di cordicelle”, letteralmente il flagello. La tradizione presentava il messia come armato di un flagello con il quale avrebbe dovuto castigare i peccatori. Ebbene Gesù si arma di flagello ma non castiga i peccatori, gli esclusi dal tempio, ma castiga quelli che sono proprio l'anima del tempio, l'istituzione sacerdotale al potere.
“E scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi”. Gesù incomincia scacciando le pecore . L'immagine è quella del pastore che libera le pecore dall'ovile in cui sono state racchiuse. L'espressione è parallela a quella del capitolo 10 quando l'evangelista scriverà “E quando ha condotto”, letteralmente “scacciato fuori”, “tutte le pecore”. Le pecore sono immagine del popolo; è il popolo la vera vittima sacrificale di queste feste.
“Gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi”. Ma stranamente Gesù si rivolge per il rimprovero soltanto ai venditori di colombe. Perché? La colomba era l'animale che, per il sacrificio di purificazione, i poveri si potevano permettere. E Gesù non tollera che l'amore di Dio venga prostituito. E rimprovera: “«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»”
Non è più la casa di Dio, ma la casa del Padre. Mentre Dio ha bisogno di fedeli, il Padre ha bisogno di figli. Mentre un Dio esige offerte, il Padre è colui che offre la sua vita per i suoi figli. Mercato e casa del Padre sono incompatibili. Là dove c'è interesse, là dove c'è la convenienza non c'è il Padre, ma altre realtà.
“I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto”, e l'evangelista cita il salmo 69 al versetto 10, “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Non hanno compreso bene. Lo zelo era quello che animava il profeta Elia che era pieno di zelo per il Signore. Quindi anche loro attendono un messia che, attraverso la violenza, conquisti il potere. Nulla di tutto questo.
“Allora i Giudei”, i capi del popolo, “reagirono e dissero: «Quale segno»”, cioè quale autorità, “«ci mostri per fare queste cose?» Rispose loro Gesù: «Distruggete questo ...»”, ma l'evangelista non adopera il termine tempio. Tempio indicava tutta la vastità degli edifici del luogo santo, ma l'evangelista qui adopera il termine “santuario” che era l'edificio più importante, il più sacro, quello in cui si riteneva ci fosse la presenza del Signore.
Allora Gesù dice: “«Distruggete questo santuario»” perché lui è il santuario. Nel prologo l'evangelista aveva scritto che il Verbo, la parola di Dio, il progetto di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Con Gesù Dio non è più presente in un edificio, ma Dio è presente in una persona e in quanti la accolgono.
Mentre nell'antico santuario le persone si dovevano recare e non tutti potevano avervi accesso perché dovevano avere determinati requisiti, il nuovo santuario è quello che va incontro proprio agli esclusi dalla religione, agli emarginati. E qui Gesù è il nuovo santuario dal quale si irradia, si manifesta l'amore di Dio.
“«In tre giorni lo farò risorgere»”. Perché la morte per Gesù sarà la massima manifestazione della gloria di Dio, dell'amore di Dio per l'umanità. Naturalmente i giudei non comprendono e pensano che riguardi l'edificio e dicono: “«Questo santuario è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del santuario del suo corpo.»”
In una mentalità dove il corpo veniva visto come la prigione dell'anima, l'evangelista ribalta tutto questo. Il corpo non è la prigione dell'anima, ma il santuario dove si irradia e si manifesta l'amore di Dio. San Paolo poi dirà chiaramente: “Non sapete che siete santuario di Dio?”
Quindi non solo Gesù, ma ogni persona che lo accoglie, è l'unico santuario dal quale si irradia l'amore di Dio. Allora in questo nuovo santuario non c'è più bisogno di offrire a Dio, ma accogliere un Dio che si offre all'uomo, chiede di essere accolto per dilatare la sua capacità d'amore e diventare l'unica vera vera manifestazione ed espressione dell'amore di Dio.
“Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono” - è l'esperienza che insegna - “che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura” - il salmo 69 che è stato citato poc'anzi verrà citato più volte nella passione di Gesù - “e alla parola detta da Gesù”.
“Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome”. La folla crede di vedere in Gesù il riformatore atteso, ma nulla di tutto questo accade con Gesù. Gesù non è il riformatore atteso, lui non è venuto a riformare le istituzioni, ma è venuto a eliminarle.
Ecco perché l'evangelista conclude: “Ma lui Gesù non si fidava di loro”, non credeva loro, non accetta il ruolo che intendono attribuirgli, “perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”.
Quindi la folla che aspetta da lui la deposizione della gerarchia esistente, la riforma delle istituzioni, il trionfo degli invasori, la restaurazione della monarchia davidica, lo splendore nazionale, ecco tutte queste aspettative rimangono deluse. I segni che Gesù farà sono tutte comunicazioni di vita e non di morte. Ma proprio perché sono comunicazioni di vita sono un pericolo per il tempio di ogni tempo.